“Frugò nella tasca una piccola torcia e l’accese. Le pareti della grotta erano irregolari e pregne di umidità. In diversi punti si aprivano dei cunicoli. Si intuiva un’architettura sotterranea, una rete di passaggi e stanze in direzione del paese. L’odore della terra gli riempiva le narici.
Non poteva più tornare indietro. Lo voleva guardare in faccia il male, la bestia senza testa.
Avanzò piano. Qualcosa andò a sbattere contro le sue gambe. Paralizzato dalla paura abbassò lento la pila. Un bambino. Un bambino con gli occhi sbarrati”.
In Coraìsime, Rubbettino editore, Bernardo Migliaccio Spina, presenta un paese alle pendici di un nero Aspromonte, vicino una fiumara del Sud, unico indizio che il lettore avrà per capire, anzi immaginare di quale paese si tratti, con abitanti legati a tradizioni di origine remota, ma che fanno da sfondo ad un romanzo accattivante.
Migliaccio Spina, regista, attore e direttore della scuola di teatro LocriTeatro, ha presentato ieri sera presso Mondadori Bookstore di Siderno, il suo romanzo d’esordio alla presenza di numerosi appassionati di letteratura e accompagnato dalla giornalista Maria Teresa D’Agostino e il direttore editoriale di Rubettino editore Luigi Franco. Un dialogo, più che una presentazione, caratterizzato dal “detto non detto” per ammantare di mistero questo periodo natalizio, che tra luci e decorazioni viene immerso nelle figure sublimi e gotiche di Coraìsime.
“È un romanzo che ha prevalentemente una fantasia al femminile”, spiega l’autore, “basato sui racconti delle mie nonne” che hanno fatto da base poi all’ampliamento di quella che era prima la fantasia di un adolescente e che adesso è maturata nella mente di un uomo adulto capace di emanare immagini tramite l’arte della parola.
Lo stile per sottrazione di Bernardo Migliaccio Spina, inaugura un nuovo filone letterario, quello del gotico calabrese, per riprendere le parole di Luigi Franco. Ieri sera infatti, i simboli di un paese immerso nella cultura antica, il suo folklore, il paesaggio fatto di grotte, vicoli e vecchi casali sommerso da un cielo ‘stokeriano’ sono fuoriusciti dal libro stesso e si sono fissate nella mente di chi magari ancora non ha letto il romanzo.
Un mix di fantastico e gotico nella cultura calabrese, quello creato da Migliaccio Spina che Rubettino editore ha voluto premiare con una bellissima copertina di una ragazza seduta su un letto che guarda fisso un punto come se fosse in attesa, si, ma di cosa? Perché anche la copertina di un romanzo ha il suo valore, anticipa in qualche modo il contenuto: immagini e parole creano una mescolanza di arte perfetta. Non solo, la prefazione di Giacchino Criaco amplifica lo sguardo a un mondo di suspense e fascino, “[…]Pensieri, parole, odori, spigoli di muro a lama di coltello. Più che raccontare, ci porta nel buio indefinito per ripercorrere ogni secondo della nostra vita, breve o lunga che sia stata, e breve o lunga che sarà […] È una storia questa che non leggiamo, navighiamo convulsi nella piena di una fiumara che sta a Sud, non sappiamo nemmeno dove, in una sponda qualunque di un Mediterraneo antico.”
Un romanzo che può essere letto tutto d’un fiato, un’atmosfera fatta di culti religiosi antichi, oscurità, enigmi e presenze malefiche che legano indissolubilmente i personaggi ad un paese in cui le vecchie tradizioni degli anziani rimangono l’unico metodo per scacciare il maligno.
Cristina Caminiti