Romito

Intelligence, Luciano Romito al Master dell’Università della Calabria: “La linguistica forense va riconosciuta come disciplina. Il linguista è utile all’intelligence per prevenire la radicalizzazione”.

Rende (29.3.2019) –  “La linguistica forense va riconosciuta come disciplina e la figura del linguista è molto utile all’intelligence per prevedere la radicalizzazione”. Così Luciano Romito, Direttore del Laboratorio di Fonetica dell’Università della Calabria, intervenendo al Master in Intelligence dell’Ateneo calabrese, diretto da Mario Caligiuri. Romito ha illustrato i compiti della linguistica e della fonetica forense, sottolineando che “pur non rappresentando una prova ideale, come il DNA, la voce può essere considerata una buona prova, al pari di tantissime altre”. La linguistica forense, che si occupa di analizzare il linguaggio in ambito legale, annovera fra i propri compiti l’analisi psicolinguistica di un testo, l’interpretazione linguistica, la traduzione giurata, l’attribuzione e l’autenticazione di un testo. La gran parte di queste attività sono regolate in Europa, ma non ancora in Italia. La fonetica forense, che si occupa in ambito legale dell’analisi della lingua parlata e dei suoni che essa produce (“non solo ciò che si dice, ma anche come lo si dice”), annovera fra i propri compiti l’identificazione del parlante, l’analisi del parlato, il confronto all’americana fra voci, l’analisi della genuinità del nastro, la trascrizione delle intercettazioni, l’identificazione di un suono e la modificazione della voce. Tra gli altri compiti, particolarmente importanti per il lavoro di intelligence sono l’identificazione automatica della lingua madre (utile per individuare il paese di origine dei rifugiati politici che non sono in possesso di documenti), la previsione della radicalizzazione (attraverso l’atteggiamento linguistico si può svolgere un’analisi psicologica della voce in ottica previsionale) e l’identificazione del potere (attraverso lo studio della sovrapposizione e dei cambi di intensità della voce è possibile capire chi è il dominante e chi è il dominato). Romito ha poi sottolineato l’importanza della voce che “è a tutti gli effetti uno strumento musicale e ognuno di noi possiede caratteristiche proprie essendo la combinazione di tre effetti che avvengono in precise casse di risonanza: lo spazio tra la glottide e la lingua, tra la lingua e i denti e tra i denti e le labbra ovvero la vibrazione delle corde vocali nella glottide che rende possibile identificare le vocali pronunciate”.  “L’identificazione della voce – ha proseguito – prevede fasi ben distinte che richiedono qualità e precisione per ottenere un’attendibilità elevata e, quindi, una bassa probabilità di errore”.

Il docente ha quindi affermato che “l’analisi del parlato mostra quanto spesso non sia sufficiente solo l’ascolto, ma è fondamentale il contributo dell’acustica: infatti, non è opportuno che le perizie contengano interpretazioni personali”. 

Per quanto riguarda l’originalità del nastro, una sentenza della Cassazione indica che, per i file audio, la prova è costituita dalla bobina e non dalla relativa trascrizione. Oggi, però, non si registra su bobine e il supporto digitale viene deciso dalle aziende incaricate che possono utilizzare standard differenti. Romito ha sostenuto che “paradossalmente l’evoluzione tecnologica ha consentito di passare dall’analogico – dove le manomissioni erano evidenti – al digitale – dove le manomissioni sono difficilmente identificabili. Sarebbe allora opportuno utilizzare firma digitale e codici per avere certezza dell’originale e non affrontare il problema con superficialità”. Per quanto riguarda la trascrizione di intercettazioni, il docente ha evidenziato quanto sia importante associare alle trascrizioni non solo le parole, ma anche i suoni ambientali, le informazioni sonore e i silenzi. “E’ fondamentale il non detto – ha spiegato – perché è possibile stabilire quando l’informazione è veicolata dal silenzio e non dalle parole”. Romito ha poi coinvolto gli studenti attraverso l’ascolto di suoni a diversi livelli di compressione sia di frequenza che di tempo e ha descritto come il cervello reagisca a particolari suoni, come spesso si concentri su ciò che non sa e come l’esposizione ad uno stimolo influenzi la risposta. Romito ha poi continuato sostenendo che “l’individuazione del segnale vocale necessita di specifiche competenze”. Per identificare un suono possono essere utilizzati esperimenti che sfruttano la memoria a breve termine determinando la conseguente risposta a stimoli precisi. Il docente ha concluso il suo intervento spiegando come particolari software possano essere utilizzati per individuare sui social caratteristiche linguistiche in grado di prevenire episodi di radicalizzazione.