consiglio regionale

Vedere ciò che è giusto e non farlo è mancanza di coraggio.

Poteva essere una giornata di festa, ed invece si è rivelata una giornata di amarezza e profonda delusione, la conclusione dell’iter legislativo sulla doppia preferenza di genere è ancora utopia. Oggi si è consumata una delle più brutte pagine della storia del regionalismo calabrese, oggi la politica ha messo in scena il peggiore spettacolo teatrale, ma andiamo con ordine.
Dopo mesi di attesa, finalmente, era stata calendarizzata in consiglio regionale la legge sulla doppia preferenza di genere, diversi i comunicati, i post, i dibattiti sulla tematica , soprattutto, visto che l’argomento ritornava in aula proprio a ridosso dell’ 8 Marzo, e quale modo migliore per festeggiare ?
Invece nulla. Ancora una volta la politica calabrese si è dimostrata miope e codarda.
Facendo i giusti distinguo tra chi ha puntato i piedi per questa battaglia di civiltà, per questo voto dovuto non concesso. Ma tra i banchi della maggioranza e dell’ opposizione ci sono i furbetti, c’è chi non la vuole e si è schierato contro, e chi invece, subdolamente ha pensato di applicare la tecnica dell’incantatore di serpenti, ma non c’è riuscito, non sono bastate le parole “convincenti “, il dato tratto è uno solo: maggioranza dei consiglieri evade dalle proprie responsabilità, scappando come conigli dalla dichiarazione del voto. Certo, c’è chi tira fuori dalla manica una leggina flash, chi un’altra proposta arzigogolata, chi addirittura mostra perplessità dopo il vaglio delle commissioni sulla legge .
I nostri coraggiosi consiglieri cosa fanno? Iniziano a discutere via chat, chiedono per la seconda volta un rinvio, cercano di tirare nel fango con loro anche chi ci ha messo la faccia e mantenendo fede alla parola data, e cosa parte ? Semplice, la macchina delle “trame “ nascoste, della demolizione e non della costruzione, nel giro di poco tempo è partita la truppa di difesa ai posti, alle poltrone ed al potere. In poche parole e grazie ai loro gesti abbiamo capito che i politici calabresi le donne in consiglio regionale non le vogliono, sono stati chiari. I“politici “ miopi, hanno solo bisogno delle donne come voti, come strumento di discussione e non come interlocutrici dagli stessi banchi.
Torna alla mente Biante che sosteneva che “il potere rivela l’uomo “ e voi, consiglieri, vi siete messi a nudo .

Valentina Femia