24 ore di tempo prima di rimettere le dita sulla tastiera e preparare il mio editoriale. 24 ore per far passare la rabbia, la delusione, l’amarezza. Per guardare lucidamente a quanto avvenuto, al suo significato, alle conseguenze. Non sono bastate, dovranno bastare. Perché tacere non fa bene.
Come descrivere a chi è stato lontano o impegnato la giornata di ieri? Quando si doveva riunire il Consiglio regionale e trattare il tema della tanto attesa proposta sulla doppia preferenza di genere? Questa mattina ho lasciato che parlasse Carmela Salazar, ordinario di diritto costituzionale alla Mediterranea di Reggio Calabria http://www.fimminatv.it/doppia-preferenza-intervista-a-carmela-salazar-universita-mediterranea-di-reggio-calabria/
Mi sembrava l’unico modo per far comprendere che dietro ad una legge non c’è il vezzo di un politico o la fantasia di un circense delle poltrone. Ma una struttura che funziona, soprattutto quando supportata da percorsi di giurisprudenza, che validano alcune norme, le specificano, ne indicano più chiaramente il percorso attuativo.
Come spiegare che dopo quattro anni di silenzio e di dimenticata attenzione sul tema, senza richieste, senza emendamenti, senza studi, si è rinviato ancora, dopo 6 mesi dall’ultimo rinvio, per poi darsi 15 giorni di tempo per studiare, lavorare, emendare legge su doppia preferenza e annessi e connessi della elettorale?
Come far comprendere che la comunità di donne presenti era lì perché non ce la fa più a vedersi “concedere” diritti riconosciuti e affermati? E’ svilente, denigrante, offensivo. E’ normale che ci fosse rabbia malcelata ieri, che nessuno si permetta di strumentalizzare la rabbia espressa ieri da alcune donne presenti.
Tutto come 6 mesi fa. Donne offese, allora si alzarono e se ne andarono, ieri sono rimaste per ore e ore, attaccate alle sedie, attente e deluse, ma irremovibili. Volevano vedere e farsi vedere, constatare con i propri occhi l’entità dell’abuso ricevuto. Offese anche ieri, da chi ne parlava con sufficienza, con ignoranza.
Ecco, ieri sono rimasta offesa soprattutto dall’ignoranza, di molti non di tutti, ma dall’ignoranza imbarazzante. Non degna di un rappresentante istituzionale. Per fortuna c’è la diretta del Consiglio e la nostra diretta (http://www.fimminatv.it/doppia-preferenza-la-diretta-della-trattazione-in-aula/ ), più concentrata sul tema e quindi meno dispersiva, che potranno confermare quanto sto descrivendo. In molti l’hanno seguita ed hanno potuto constatare il triste livello della politica espressa. Sono stata offesa perché nessun consigliere si può presentare in aula senza sapere di cosa si sta parlando, citando a sproposito l’art 2 della Costituzione quando il riferimento è all’art 3 secondo comma, parlando di “preferenza di genere” e non di “doppia preferenza di genere”, come se alle urne fossimo chiamati con questa proposta ad esprimere un solo sesso! Parlando allegramente di percentuali di rappresentanza senza sapere che non si può tirar fuori dal cilindro una percentuale come se nulla fosse, così, come ci si sveglia la mattina, senza sapere che ci sono precise indicazioni normative. Addirittura proporre norme irricevibili perché di chiaro contrasto alla Costituzione. “Posizioni personali” che un consigliere regionale non può permettersi di avere, perché esso stesso Stato e per questo tenuto alla applicazione delle norme dello Stato stesso, non alla loro allegra interpretazione “personale”.
Infine, ma non ultima, la salva di frasi sessiste arrivate dagli scranni consiliari. Con attoniti altri consiglieri che sbarravano gli occhi quando alcune frasi venivano pronunciate, rivolgendoli alle donne presenti e temendo il peggio. Che triste pagina di storia per la nostra storia di emancipazione , di libertà. Nessuno ci deve niente, nessuno ci concede niente, quello che vogliamo, se giusto, ce lo prendiamo.
Ma un barlume di speranza c’è. Ieri era presente tutta una comunità risvegliata nel suo orgoglio, anche grazie al lavoro che stiamo facendo come Casa delle Donne di FìmminaTv. Da mesi seguiamo i Consigli, ci facciamo vedere, parliamo, chiediamo. Abbiamo riacceso una speranza ma non solo. Le donne che si sono risvegliate o che sono diventate più forti perché insieme, hanno costretto il Consiglio a confrontarsi con questo diritto. E hanno trovato alleati. Nicola Irto, con dietro gli strali di molti, ha tenuto ferma la parola data ed ha calendarizzato ogni volta che era possibile, ha dialogato con chi non era tenuto a dialogare, come la nostra Casa, e si è interfacciato pur non essendo noi istituzione. Arturo Bova, che ieri ha lasciato l’aula indignato, forse anche vergognandosi, perché un solo commento o azione contraria all’accoglimento che arrivava dal Consiglio macchiava anche lui. Che già 6 mesi fa era contrario al rinvio, che lo era anche ieri e che, da solo, non ha potuto nulla. Giuseppe Giudiceandrea, a sostegno della doppia preferenza, smarrito dall’evolversi delle cose, quelle urla e strepiti, finalizzati ad altro rispetto alla trattazione della proposta. E tutti quei consiglieri che avrebbero voluto votare “si” e che ancora non hanno potuto farlo. Vedremo quale forza prevarrà, quella nuova, della consapevolezza del dovuto e del senso di giustizia o quella vecchia, del trucco con inganno.
Peccato, finora ci perdiamo tutti. Aspettiamo il 25, la Calabria si sta mobilitando perché il valore della giustizia sociale è ancora forte, qualcosa si può ancora ricostruire.
la Direttora
Raffaella Rinaldis