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I danni degli ignoranti/indolenti che condividono le fake news.

Tra la povera Celine Dion, oggetto delle più calde lacrime per la sua visita a sorpresa al figlio durante il matrimonio di questo, in sedia a rotelle e presa amorevolmente in braccio da lui per ballare insieme, ricordo indelebile nel rapporto madre/figlio (tutto opportunamente falso…. o meglio, non vero, immagini autentiche ma di un’altra donna) e la altrettanto povera Imane Khelif (notizia di un esame con alto tasso di testosterone), colpevole di iperandrogenismo, (ebbene sì, non era un uomo, non è un uomo) il mondo si è scatenato su quella che ritengo essere la colpa maggiore, accettare la fake news come verità accertate.

L’ignavia del lettore che ha bisogno di credere alle menzogne e che non compie un semplicissimo passo per verificarle è una colpa pesante. Non esiste l’alibi del “non lo sapevo”, non si può più accettare, perchè lo stesso strumento che viene usato per diffondere notizie sbagliate, può essere usato per verificarle.

Il giornalismo, quello vero, ormai è diventato una sorta di lavoro di polizia sulla verifica delle notizie. Che può star pure bene a chi fa della verità lo strumento del proprio lavoro. Siamo però arrivati al paradosso, i “noncielodicono” di turno, pur di affermare come verità un proprio abbaglio, mettono in dubbio il lavoro di testate serie e di fonti attendibili.

Insomma, la verità è diventata completamente soggettiva, così soggettiva da creare una confusione a utilizzo esclusivo dei malintenzionati.

Io stessa oggi ero caduta nel tranello, leggendo il titolo di una testata credevo si stesse trattando di persona transgender (persona che presenta un’identità di genere diversa dal genere assegnato alla nascita). La poverina ha avuto solo picchi ormonali maschili più alti. L’atleta italiana? Nella grande confusione non si capisce se ha avuto paura, se ha ricevuto pressioni, se stava male di suo o se ha preferito non rimanere nella storia come oggetto di battaglie politiche. Fatto sta che le fake news sono entrate nelle Olimpiadi e le hanno sporcate.

Il caso è fresco, freschissimo e serve per prendere subito la palla al balzo e dire basta alla finta “buona fede” di chi strumentalizza le fake news. In un mondo sempre più bugiardo e violento è comodissimo prendere dal web quello che ci occorre.

Ma ci stiamo abituando al meccanismo perverso dei motori di ricerca, che non ci fanno raggiungere con maggiore facilità le nostre richieste, i nostri bisogni (di informazione, di prodotti, di idee) ma alimentano un mondo in cui non troveremo mai informazioni diverse da quelle che “vogliamo” trovare, condannandoci non più allo sviluppo del pensiero critico ma al pensiero allineato (che mi mette tanta paura). Rispetto al quale, facciamo molta attenzione, non esiste il grande fratello cattivo che ci manipola, è la nostra indolenza a permettere che questo avvenga. Siamo i soli responsabili.

La direttora

Raffaella Rinaldis