L’usura con il colletto bianco. Quando il cappio al collo è di raso.
Usura aggravata, ben ingegnata, con formalità lecite che avrebbero permesso di mascherare ad arte il peso usuraio che, secondo la Guardia di Finanza di Lamezia un commercialista ed un imprenditore stavano usando contro un commerciante della città. Sequestrati i beni dei due indagati e avviate ulteriori indagini sul nuovo modo di fare usura con escamotage legali. Secondo quanto ricostruito dalla Gdf lametina l’imprenditore vittima dell’usura, nel momento più grave della sua azienda, è stato costretto, proprio a causa di questo bisogno, a sottoscrivere un contratto di “associazione in partecipazione”, regolarmente registrato, con il quale accettava dagli usurai l’apporto di capitali pari a 250mila euro, che avrebbe dovuto restituire mediante il versamento di rate mensili con interessi pari ad oltre il 27% annuo. Questo strumento giuridico dell’associazione in partecipazione quindi, in apparenza del tutto lecito, voleva celare quello che in realtà era solo un prestito usuraio. L’associazione in partecipazione, infatti, è un contratto di scambio con il quale – normalmente – l’associato apporta un finanziamento all’impresa e come contropartita partecipa agli utili della stessa. nel contratto stipulato tra gli indagati e la vittima, invece, la clausola prevalente era quella che prevedeva, a fronte del finanziamento, un “reddito minimo garantito” annuo per gli usurai di € 69.000,00 per sei anni, mediante rate di € 5.750,00 al mese (per un totale di 414.000) e, al termine di tale periodo, anche – in aggiunta – la restituzione dell’intero capitale prestato, 250.000 euro, per una somma complessiva di ben 664.000 euro.
La Procura ha cosi disposto nei confronti delle due persone indagate il sequestro per equivalente di disponibilità finanziarie e beni mobili ed immobili fino alla concorrenza di € 217.000, pari alle somme che la vittima era riuscita, nel frattempo, a versare agli usurai, fino all’intervento della guardia di finanza.
Il sequestro ha interessato, quindi, disponibilità finanziarie appostate su rapporti accesi presso vari istituti bancari dai due indagati e quota parte di un appartamento di proprietà del commercialista. le due persone interessate dalle indagini, pertanto, dovranno rispondere del reato di usura continuata ed in concorso, con l’aggravante di aver commesso il fatto a danno di chi svolge attività imprenditoriale.
Una certosina indagine che potrebbe portare a scoprire lo stesso strumento utilizzato in altre occasioni. Pare infatti che questo sia stato il primo caso riscontrato di usura organizzata con lo strumento della partecipazione. Il passaggio di denaro che avveniva alla lice del sole era stato creato con un buon mascheramento, difficile da ricostruire dai finanzieri che hanno lavorato all’indagine guardando all’insieme e non ai semplici passaggi che potevano invece trarre in inganno e celare bene lo stato effettivo delle cose.
Il silenzio delle vittime, spesso, non aiuta a rendere il lavoro più spedito quanto piuttosto in alcuni casi, ma nn in quello di oggi, le stesse vittime vengono spesso denunciate per favoreggiamento. Si tratta più di un elemtno culturale che non di una convinzione illegale. La vittima spesso, spiegano gli investigatori, considera l’usuraio un amico e non un vessatore, una persona che dà una mano in un momento di difficoltà invece che un soggetto che approfitta dello stato di bisogno per poi ridurre sul lastrico la vittima. Questo conincimento è anche accompagnato dal fatto che il fenomeno dell’usura nella zona, spiegano senmpre gli investigatori, è accompagnato da azioni “eleganti” come cavilli formali e strutture difefrenti, senza l’uso di forza e coercizione. Una elegante maschera costruita su uno strumento che può ridurrre in ginocchio l’economia locale e sulla quale insieme alle operazioni di controllo dovrebbe seguire una operazione culturale strutturata.