Una copertina che rimanda al Big Brother di Orwell – sebbene questi può essere considerato un dilettante ai giorni nostri – un’analisi accuratamente dettagliata spiegata attraverso uno stile scientifico-letterario e una notevole quantità di informazioni relative alla società tecnologica del nostro secolo, sono le componenti dell’ultimo lavoro di Domenico Talia, La società calcolabile e i big data. Algoritmi e persone nel mondo digitale, edito da Rubbettino Editore.
Il messaggio emanato dal computer-ciclope sulla copertina del saggio è ben chiaro: non siamo noi a controllare i nostri pc, ma sono loro ad analizzare noi.
Il professore di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni all’Università della Calabria è stato ospite a Sant’Ilario dello Ionio presso il Palazzo Speziali Carbone, in una serata organizzata dal Caffè Letterario Mario La Cava in collaborazione con la giornalista Maria Teresa D’Agostino insieme all’amministrazione comunale, e in un incontro che ha posto l’uomo di fronte la grande verità celata dietro le quinte del web e dei social network.
src=”http://www.fimminatv.it/wp-content/uploads/2019/03/talia3-300×225.png” alt=”talia3″ width=”300″ height=”225″ />Non è una novità che George Orwell si sia rivelato un predecessore e quasi un vate della cosiddetta società calcolabile, ovvero controllata e, il professore Talia, quasi a seguirne il pensiero orwelliano, ha esposto una serie di dati, analisi e spiegazioni che hanno chiarito esattamente come l’uomo non si renda conto di come la tecnologia e l’informatica stiano, col passare del tempo, conquistando il mondo in una vera e propria campagna militare basata sullo sfruttamento di quelli che per noi sono semplici gesti compiuti sui nostri smartphone e pc.
Naturalmente ciò non significa evitare l’utilizzo nei nostri aggeggi tecnologici, ma sarebbe conveniente essere ben informati di come questi elementi interagiscono con noi e agiscono sulle nostre vite, tanto da esaminarne gusti, tendenze, stili di vita, stato sociale, passioni e addirittura stati d’animo.
Molte sono le potenze mondiali che sfruttano il web per controllare le comunità, basti pensare agli USA, che tramite “innocenti” catene alimentari, riescono a capire le necessità di ogni singolo cliente. E ancora il grande impero Amazon, capace di spostare le sue merci in anticipo nelle varie zone dove sono state già previste vendite sicure. Lo stesso Facebook, che ormai ha soppiantato quello che era solo un concetto del Big Brother, analizza tramite i nostri dati gli stili e le tendenze di ogni suo utente.
Nel saggio, il professore Talia tratta anche la questione delle fake news strettamente legate all’economia dell’attenzione. Esse sono costruite per innescare un vero e proprio giro di business, grazie all’attenzione conquistata dei lettori. “Tutto è osservato e calcolato,” scrive Talia “ i dati siamo noi, ogni evento, comunicazione, click, dato, viene stimato e calcolato dai grandi provider di servizi e di contenuti che spingono verso una società calcolabile”.
E chi invece non utilizza i social? Beh, studi dimostrano che chi è amico di qualcuno che possiede anche solo un social, può essere tranquillamente profilato allo stesso modo di chi invece lo utilizza. Insomma una vera e propria società orwelliana.
Non solo, è la stessa politica ad essersi fatta invadere da internet. Questo infatti, sostiene Talia, è il “soggetto politico più importante al mondo”. Ed effettivamente è così: internet è la campagna elettorale, è lo strumento che raccoglie consensi, che conquista voti e la fiducia di un popolo, sfruttandone timori, sogni e progetti. Internet è l’odierna propaganda.
Infine, come non soffermarsi sull’influenza che il web ha sul futuro del lavoro? I dispositivi digitali oggi possono essere utilizzati in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, treni, autobus, metropolitane, in fila alla posta o dal dentista, trasformando così “ogni luogo in un luogo di lavoro e ogni tempo in un tempo di lavoro”, fin quando non sarà l’uomo stesso ad essere sostituito insieme ai suoi studi e i suoi sacrifici, tanto da suscitare in lui un sentimento di nostalgia per il caro “vecchio mondo”, quando il lavoro era scandito dal tempo e il tempo era vita reale.
Cristina Caminiti