Il 25 aprile è storicamente una data che assume molta rilevanza per gli italiani e le italiane, una giornata apolitica che volge il proprio obiettivo al ricordo del processo di edificazione del nostro Paese, sui valori della democrazia e della libertà.
Numerosi gli uomini e le donne della Resistenza che hanno contribuito a rendere libera l’Italia dall’occupazione nazi-fascista, perdendo molto spesso la loro vita, a beneficio dei posteri ovvero di coloro i quali ne celebrano la memoria annualmente in questa data.
Questa giornata però, come citavo all’inizio, rappresenta ancora di più del “semplice” ricordo della lotta di queste personalità, è infatti la giornata- monito per eccellenza, quella che dovrebbe farci riflettere su come nonostante la nostra storia sia stata composta da pagine di violenza, crudeltà dittatoriali e oppressione, ancora oggi stiamo impugnando armi e praticando conflitti, che nel calco di una penna si continuano a tradurre nero su bianco nell’incapacità di mantenere in funzione quei principi che vanno contro la violenza, la crudeltà e l’oppressione, ovvero quei principi di partecipazione, solidarietà, spirito critico che hanno accumunato quella parte d’Italia che nel ’45 non si piegò alla veemenza fascista.
Per le nuove generazioni (di cui anche io faccio parte), è un regalo immenso la possibilità di soffermarsi a riflettere su tematiche che assumono una validità storica imperitura e tale beneficio assume una dimensione ancora più accentuata, se si pensa che abbiamo ancora la possibilità di sostare a riflettere, in un momento di quella storia, dove l’importanza di quel si fa non è misurata dalla qualità di quanto prodotto, ma dalla celerità con la quale lo si è realizzato, dove l’interconnessione continua e senza “confini” costituisce il viaggio (immateriale) di migliaia di informazioni al secondo, senza filtri, senza alcuna barriera di entrata.
In questo quadro, sapere che ci sono giovani in grado ancora di mettere in “standby” il proprio quotidiano, per attribuire una rilevanza storico-sociale ad una data così importante sul nostro calendario, è rasserenante e assume la forma di un vero e proprio dono da custodire e riproporre con sistematicità.
Emma Goldman, attivista Statunitense, affermava che “la libertà delle persone è pari alla loro intelligenza nel volerla e al loro coraggio nel prenderla”. La celebrazione di questa giornata deve quindi, per forza di cose, prestare attenzione al concetto di liberazione (che porta con sé l’intero processo di sofferenze, violenze affrontate da chi questo processo lo ha messo in atto) perché liberazione collima con coraggio. E deve, al medesimo tempo, prestare attenzione al culmine di questo processo cioè all’acquisizione della tanto sperata libertà, che con intelligenza bisogna continuare a tutelare.
È importate comprendere come è nelle piccole azioni quotidiane che risiedono l’intelligenza e il coraggio di tutti noi (senza distinzione di età) nel voler continuare a far vivere lo Stato di Diritto che conosciamo, la Repubblica (Res Publica, la “cosa di tutti”) che abbiamo imparato ad identificare come casa.
Buon 25 Aprile a tutti coloro i quali, come diceva Sandro Pertini, alla più perfetta delle dittature continueranno sempre a preferire la più imperfetta delle democrazie.
Mariapia Cicero.