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Alcuni mesi fa Fimmina TV mi ha dato la possibilità di compiere un viaggio dentro me stessa, nell’oscurità del disturbo depressivo che mi stava opprimendo. Scrivere, dare testimonianza è stato qualcosa che mi ha permesso di descrivere l’oscurità di un abisso dove mi ero lasciata precipitare, spinta da me stessa. Mai avrei creduto che se ne potesse uscire, eppure sia quell’articolo, sia dei passaggi decisivi per me hanno segnato il mio percorso di guarigione.

Una guarigione consapevole, aggiungerei. Sono qui per dare prova che dalla depressione si può guarire. In questo ottobre, mese del Benessere Psicologico, assieme alla psicoterapeuta Margherita (nome di fantasia per tutelare la privacy del rapporto paziente – terapeuta), abbiamo stilato una sorta di vademecum per una guarigione consapevole, di cui abbiamo approfondito dei passaggi.

 

1) Non è solo colpa degli altri.

Capita spesso che la persona depressa possa incolpare il mondo per averlo abbandonato o per aver risposto male a delle richieste d’aiuto. Qualcosa che mi ha aiutato fortemente è l’accettazione dei limiti dell’altro.

A volte pretendiamo un po’ troppo dal prossimo, su cui riversiamo un grande attaccamento e i nostri dolori. Purtroppo (o per fortuna) gli altri sono sempre esseri umani che  non hanno gli strumenti adatti per comprendere una depressione e ciò che essa comporta, e quindi può accadere che i nostri comportamenti, la rabbia che sfoghiamo, sia per loro incomprensibile, e tendano ad allontanarsi, o peggio, essere indelicati pensando che siamo “persone da evitare” che “dovrebbero far meno le vittime”.

Se vi sentite dire frasi simili, perdonate, perché sono dettate dai normali limiti umani. Non vi accanite a pensare che queste persone ce l’abbiano con voi. Perdonateli se non hanno la forza di sostenervi nei momenti difficili: molto probabilmente ne hanno anche loro e ciò li rende fragili. Prendervela con chi a vostro dire non vi ha capito, vi farà solo perdere energie inutili che potreste impiegare nella cura di voi stessi.

2)Accettate i vostri limiti.

Nei momenti di calma, riflettete anche, senza sentirvi in colpa, mi raccomando, anche sui vostri “sbagli”. Provate a pensare: “Come non sono infallibili gli altri, non lo sono nemmeno io, ed è assolutamente normale!” Questa visione del mondo potrebbe portarvi a una nuova dimensione di “convivenza con l’errore”. Fate amicizia coi vostri errori, accettateli come qualcosa di inevitabile e necessario, qualcosa che “può e deve accadere” senza drammi.

3) Accettate i cambiamenti.

I disturbi depressivi gettano chi ne soffre in una lunga fase di stallo, che crea ancora più angoscia perché nulla sembra cambiare. In realtà siamo noi a non volerci dare la possibilità di un cambiamento, facendoci rifugiare in una nicchia ai piedi di una cima che a noi sembra l’Everest, e che invece se ci incamminiamo potrebbe rivelarsi una piccola collina.

 

4) Ricadere è normale.

Capita spesso che, una volta compiuta la svolta, si riprecipiti di nuovo nelle vecchie abitudini della rabbia, del rancore, dell’apatia. Niente paura, tutto normale! I percorsi di guarigione non sono mai lineari e non serve a nulla armarsi di stupide ansie da prestazione se in una o più giornate consecutive ci si incammina nel senso inverso di marcia. Anzi, in questi momenti proviamo ad amplificare il nostro sentire, ascoltiamo il rumore delle nostre cadute, consapevoli che siamo sostenuti dal paracadute della terapia.

5) Non esitare a cambiare il modo di affrontare la terapia se non funziona.

Se la terapia non ha portato i frutti sperati, non è sempre colpa del terapeuta. Ad esempio il non mostrare tutto di sé può rivelarsi un harakiri. La terapia è mettere davanti a uno specialista ciò che si è capito dell’ascolto di sé e del proprio vissuto. Ma mi raccomando: con molta umiltà, non offendendosi se il/la terapeuta si accorge di difetti che voi non vedete. Può darsi che abbiate davvero, come Vitangelo Moscarda in “Uno, nessuno e centomila“, il naso pendente verso destra e non per questo siate strani. Lasciatevi guardare sotto molteplici punti di vista e non solo dal vostro.

Questi cinque passi non vogliono essere la “bacchetta magica”, ma una testimonianza diretta e vera che dimostra che si può tornare a galla dopo aver vagato tra abissi dell’anima, si può tornare a vivere consapevoli di avere una profondità da conoscere e amare.

 

Deborah Serratore

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