Rino Coppola, Responsabile dell’Ufficio Analisi del Reparto Operativo Speciale dei Carabinieri, è intervenuto al Master in Intelligence dell’Università della Calabria diretto da Mario Caligiuri. L’ufficiale ha affrontato il tema dell’analisi criminale, nell’ambito complesso delle tecnologie che possono offrire un notevole contributo, ma sempre collegato con il fattore umano per interpretare i fenomeni. Ha quindi spiegato l’organizzazione e l’origine dei ROS, che derivano dalla legislazione antimafia del 1990 e che erano stati preceduti dal nucleo speciale di polizia giudiziaria attivato nel 1974 da Carlo Alberto Dalla Chiesa per contrastare il terrorismo. Coppola ha poi esplicitato il confine tra l’intelligence e l’indagine di Polizia Giudiziaria, la prima intesa a ricercare dati in funzione preventiva e la seconda orientata a dimostrare le indagini giudiziarie. Nella sua opinione, nell’attività di analisi, distinta nella fase, nel ciclo e nelle fonti, si assiste a una polverizzazione che provoca enorme complessità e la relativa necessità di ridurla anche attraverso le tecnologie. Coppola ha poi affrontato la valutazione delle informazioni ricordando il sistema dell’Europol che prevede l’incrocio su quattro livelli dell’attendibilità della fonte (da “sempre affidabile” a “affidabilità non verificata&rdquocon la veridicità della notizia (da “accuratezza indubbia” a “notizia non verificabile&rdquo In questo modo si può dare valore alla notizia. Ha poi affrontato l’analisi operativa di contesto che è legata a procedimenti logici: deduttivo (dal generale al particolare), induttivo (dal particolare al generale) e abduttivo (collegato con le probabilità Coppola ha poi descritto i diversi tipi di analisi che differiscono anche in relazione ai destinatari: quella strategica indirizzata al livello politico, quella di contesto nell’ambito operativo specifico territoriale mentre quella tattica spesso coincide con chi svolge le indagini.
L’ufficiale ha quindi ribadito che ci sono poi diversi tipi di criminalità: quella evidente che risulta dalle denunce e dalle indagini delle forze di polizia, quella reale che si manifesta materialmente sui territori e quella percepita che si collega con come la comunità avverte le presenze criminali. Nel contesto – ha spiegato – agiscono forze proprie e forze avversarie che si confrontano in un ambiente specifico, pertanto ne vanno adeguatamente valutati i punti di forza e di debolezza insieme alle opportunità e alle minacce. Per l’ufficiale è molto importante un’analisi puntuale delle presenze mafiose sul territorio che vanno catalogate e monitorate puntualmente, precisando che i delitti che evidenziano le presenze mafiose non hanno tutti la stessa valenza. A riguardo ha illustrato i dati dei reati e delle presenze delle organizzazioni mafiose in alcune regioni, rilevando che anche l’assenza di alcuni reati va presa in considerazione: per esempio l’indicatore di nessun omicidio in provincia di Crotone non è la manifestazione dell’arretramento della presenza della criminalità in quel territorio. “Questo significa – ha detto – che l’analista deve avere la mente sgombra da preconcetti”. Coppola si è poi soffermato sulla piattaforma informatica in uso all’Arma dei Carabinieri per le attività di istituto che riguardano il controllo del territorio, lo sviluppo delle indagini e l’analisi delle informazioni. A proposito, ha precisato che alcune aziende specializzate stanno sperimentando l’infiltrazione di Avatar in determinati siti web per raccogliere informazioni. La banca dati – ha ricordato – gestisce analisi e indagini, raccogliendo informazioni riservate che rivestono un particolare pregio poiché sono state già verificate. Per Coppola “la minaccia è sempre più complessa e integrata poiché le organizzazioni criminali gestiscono intere filiere economiche, come la ‘ndrangheta che per il traffico della cocaina è considerata un fornitore di servizi globali”. Ha quindi concluso dicendo che c’è bisogno di “un elevato grado di specializzazione che consenta una efficace integrazione dell’informazione. Infatti la priorità è rappresentata dal perseguimento di un’analisi sempre più compiuta, collegando tecnologie e fattore umano. Occorre una formazione multidisciplinare che si sviluppi anche attraverso le Università e i centri di ricerca, oltre che con le altre Istituzioni dello Stato. Infatti recentemente stiamo sviluppando con la Banca d’Italia dei modelli di comportamento di aziende infiltrate dalla criminalità. Il fattore umano deve pertanto rimane sempre al centro della nostra attività”.