logoServono uomini e progetti nuovi

La fusione non si regge sulla capacità di accattonaggio del gettito erariale.

E allora, perché non tutto il cucuzzaro?! C’è chi scomoda Catalano, noi scomodiamo Totò per cercare di chiarire e chiudere definitivamente la pantomima messa in piedi da qualche ex assessore. Chiariamo subito, a scanso di equivoci, che la unificazione di due grandi realtà urbane come Corigliano e Rossano non si regge in piedi sulla capacità di accattonaggio del gettito erariale ma su politiche virtuose che sappiano guardare oltre, che sappiano mettere in campo nuove progettualità e da qui intercettare nuovi finanziamenti. Altro che due o dieci milioni di euro di bonus. Una prima certezza la fusone l’ha data: a governare le sorti della nuova Città dovrà essere una classe politica nuova e virtuosa che sappia tagliare i legami con tutti quei feudi di poteri locali che negli ultimi 30 anni hanno lentamente depauperato e isolato le due realtà dal resto della Calabria.

È questa la posizione del coordinamento cittadino de Il Coraggio di Cambiare l’Italia di Corigliano-Rossano in merito alla querelle nata attorno al bonus erariale di due milioni di euro l’anno e per i prossimi cinque anni, di cui potrà godere la nuova Città.

Se proprio vogliamo dirla tutta nell’ottica di una grande Città di quasi 100mila abitanti che è baricentrica in un’area che ha altrettanta utenza, e che quindi deve crescere ed offrire servizi, sono pochi anche quei 10milioni di euro che qualche ex assessore, affetto da miopia politica cronica, vorrebbe che si attribuissero al nuovo Municipio. Il problema, però, è che Corigliano-Rossano non potrà e non deve parassitare soldi pubblici dallo Stato. Deve pretendere le giuste risorse ma, contemporaneamente, deve sapere investire tempo, forze e risorse in progettualità che portino sul territorio importanti investimenti e nuovi finanziamenti che creino sviluppo, servizi e lavoro.

Per fare questo serve una classe politica e dirigente nuova che abbia lo sguardo finalmente rivolto alle esigenze delle Persone e che non gestisca più la cosa pubblica in modo oligarchico in base alle velleità e alle ambizioni personali. Perché questa, si sappia, è stata la più grande vergogna che ha contraddistinto per larga parte (per fortuna non tutti!) gli ultimi decenni di vita amministrativa nelle due ex Città. Causa questo modus operandi di sindaci e assessori, che hanno saputo solo guardarsi i piedi, siamo stati vittima di scippi scellerati e di abominevoli scelte che hanno escluso Corigliano e Rossano dalle scelte strategiche regionali e nazionali.

Purtroppo, molti – ribadiamo, non tutti, per fortuna –  tra quelli che hanno retto le sorti delle due ex città hanno preferito andare con il cappello in mano a questuare favori personali piuttosto che sedersi ai tavoli di trattativa per battere i pugni e patrocinare gli interessi del territorio. Anche chi oggi, da ex, recrimina e millanta maggiore credito verso il Governo centrale per la nuova Città è stato tra quelli che non ha mosso un dito perché le cose migliorassero e si creassero nuove opportunità per i cittadini. È storia ed è scritta nelle pagine indelebili della memoria della nostra terra.