Quante bugie, quante mistificazioni. Che atteggiamento di becero populismo sulla vicenda del Waterfront. La destra cittadina continua a prendere in giro i reggini, evidentemente non paga delle menzogne che ha rifilato alla città nel decennio nefasto che l’ha vista alla guida dell’amministrazione con i risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti: un Comune macchiato dall’onta dello scioglimento per mafia e sull’orlo del dissesto finanziario, con un debito di bilancio pesantissimo che peserà chissà ancora per quanto sulle spalle dei cittadini.
A fronte delle nuove fandonie pubblicamente comunicate a mezzo stampa da alcuni dei principali protagonisti di quella nefasta stagione, è bene mettere al corrente i cittadini di alcuni dati di fatto specifici utili a chiarire la situazione, soffiando via una volta per tutte le nuvole nere che i soliti venditori di fumo vorrebbero provare a rifilarci. Anzitutto sovrapporre il progetto del Waterfront con il Museo del Mediterraneo progettato da Zaha Hadid è un’equazione assolutamente fuorviante. Si tratta di due opere distinte, con coperture finanziarie distinte, con un’origine diversa e con un destino assolutamente differente.
Nel primo caso si tratta di un finanziamento Pisu, per un totale di circa 15 milioni di euro, che prevede la realizzazione di opere di riqualificazione dell’area cittadina ricompresa tra la Pineta Zerbi e il porto. In questo caso i lavori sono già stati affidati e l’opera sarebbe già dovuta essere in corso di esecuzione, se non fosse per il fallimento della ditta aggiudicataria. Circostanza, quest’ultima, alla quale l’Amministrazione ha posto rimedio scorrendo la graduatoria e indicendo immediatamente una nuova conferenza dei servizi, già conclusa positivamente, che consentirà presto l’avvio dei lavori. Il finanziamento dell’altra opera in questione, il famoso Museo del Mediterraneo, per il quale non esiste ad oggi un progetto definitivo, era invece previsto nell’ambito delle somme del Decreto Reggio, bloccate proprio a causa del regime della finanza creativa, giusto per utilizzare un eufemismo, che vigeva all’interno di Palazzo San Giorgio fino a qualche anno fa. L’opera sarebbe costata circa 56 milioni di euro. In tanti si sono chiesti se i fondi inizialmente destinati al Museo siano stati, durante gli anni del famigerato modello Reggio, utilizzati per questioni di tutt’altra natura, esattamente come avveniva per i fondi vincolati di cui disponeva l’Amministrazione – e qui le carte delle rilevazioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze parlano molto chiaro – che venivano puntualmente distratti e mai rimessi in bilancio. La domanda che sorge spontanea infatti è questa: se i fondi erano disponibili perché l’opera non è mai stata avviata?
Il merito di aver riaperto i rubinetti dei fondi previsti nell’ambito del Decreto Reggio è da imputare esclusivamente a quest’Amministrazione ed in particolare al Sindaco Falcomatà che è riuscito a far riacquistare alla città la credibilità perduta in ambito nazionale dopo lo scioglimento e lo spettro del dissesto finanziario che ha investito Reggio, convincendo Roma a riaprire il flusso dei finanziamenti destinati alla città dello Stretto. Riguardo ciò è bene precisare un altro aspetto: lo sblocco dei fondi del Decreto Reggio coincide con le nuove esigenze individuate dall’Amministrazione alla luce delle difficoltà riscontrate proprio come conseguenza del nefasto decennio scopellitiano.
A questo punto il Sindaco e l’Amministrazione hanno fatto le opportune valutazioni circa l’utilità di alcune opere alla luce delle condizioni in cui gli anni del famigerato decennio hanno ridotto la città. La priorità oggi è quella di programmare, finanziare e soprattutto portare a compimento opere utili e funzionali per lo sviluppo della città, rifuggendo dalle polemiche strumentali di chi dopo aver saccheggiato Reggio adesso vorrebbe continuare ad ingannare i cittadini. Il nostro obiettivo è quello di programmare le opere più urgenti per i cittadini, che possono avere una ricaduta concreta ed un beneficio immediato per la città ad un costo accessibile. Il rifacimento complessivo di tutto il manto stradale cittadino, con i relativi sottoservizi, alcuni parchi cittadini, la riqualificazione dei tratti di litorale su tutta l’area costiera, giusto per fare qualche esempio. A proposito di fronte mare, l’idea dell’Amministrazione Falcomatà è quella di ricostruire il rapporto tra la città ed il litorale, programmando opere strategiche, coordinate da un unico disegno complessivo, su tutto il tratto costiero cittadino da Gallico a Pellaro. Basti pensare ai lavori già terminati per il primo tratto del Lungomare di Gallico, al progetto per la riqualificazione complessiva della restante parte del litorale nord, al ponte di collegamento tra Gallico e Catona, alla riqualificazione dell’area tra Pineta Zerbi, Torrente Annunziata e porto, al riattivato Parco Lineare Sud ed infine alla riqualificazione dell’area tra San Gregorio e Bocale, con particolare attenzione al tratto costiero di Punta Pellaro, uno dei più ventosi dell’intera penisola, dove è possibile praticare diversi sport acquatici che generano un importante indotto turistico e commerciale. Se a questo aggiungiamo la pulizia di tutte le spiagge cittadine, gli interventi sul sistema fognario per l’eliminazione degli scarichi a mare e il progetto regionale per il ripascimento delle spiagge, comprendiamo l’assoluta lungimiranza dell’Amministrazione Falcomatà nella programmazione delle opere pubbliche sul fronte mare cittadino.
Reggio ha bisogno di opere concrete e funzionali, di infrastrutture e collegamenti utili a mettere in connessione i diversi progetti programmati da quest’Amministrazione non solo con il Decreto Reggio, ma anche con i Patti per il Sud, l’altra grande fonte di finanziamento che il Governo ha voluto dedicare alla nostra città, contrattando direttamente la progettazione delle opere con il Sindaco Falcomatà. Presto la città sarà messa a conoscenza delle iniziative in programma, che sono attualmente in fase di studio e progettazione. Non saranno le sterili polemiche propinate ad arte da chi ha distrutto la città a fermare il buon lavoro di questa Amministrazione, il cui obiettivo rimane quello di ricostruire un tessuto sociale dilaniato dal malgoverno della destra.