«Ho cominciato a scrivere per disintossicarmi dal troppo vestirmi da ingegnere». Con queste parole Mimmo Gangemi comincia il suo dialogo con i lettori del Caffè Letterario Mario La Cava con i quali ha rivissuto lo scorso sabato il suo viaggio letterario che lo ha fatto diventare in breve tempo uno degli scrittori più amati degli ultimi dieci anni.
Scrittore e giornalista, proveniente dal piccolo paese Santa Cristina d’Aspromonte, ha rappresentato i luoghi della sua vita sin dai primi scritti tanto da rimanere con richiami evidenti in tutta la sua produzione – il titolo del primo romanzo è Un anno in Aspromonte, Rubettino, 1995.
Narratore forgiato nella strada e tra i racconti intorno al braciere, Gangemi trasla nella letteratura italiana immagini di una terra che non si circoscrive al solo meridione, ma si inserisce perfettamente nella produzione nazionale italiana, come dimostrano i romanzi Il giudice meschino, Einaudi, 2009 adattato per l’omonima fiction in cui è interpretato da Luca Zingaretti, e La signora di Ellis Island, Einaudi, 2011. In particolare quest’ultimo non tratta soltanto l’emigrazione dei meridionali verso l’America, ma pone al centro del discorso una questione ancor più profonda, ovvero la condizione degl’umili costretti ad abbandonare le propria terra in cerca di un sogno. Gangemi in questo romanzo rivive il viaggio delle navi, lo sbarco sulla terra promessa dei più fortunati e la costrizione degli sventurati a rientrare in Italia per ordine del governo interpretando così la frantumazione di un progetto di vita e la sconfitta di centinaia di uomini la cui unica soluzione da opporre al rientro era la morte.
Gangemi pur preferendo il romanzo storico, oscilla da un genere all’altro con grande capacità intellettiva trasportando il lettore dal financial thriller al noir, dalla narrativa al teatro – è stato infatti autore della sceneggiatura teatrale Trentasette secondi – quasi per una sorta di esigenza mentale e fisica che lo conduce ad attuare tali cambiamenti.
Rigettando l’espressione di “scrittore calabrese” se circoscritta alla letteratura regionale intesa come inferiore rispetto alla nazionale, Mimmo Gangemi si dimostra uno scrittore poliedrico, il quale riesce a non perdere mai il suo rapporto col pubblico continuamente incollato alle pagine dei suoi libri.
Cristina Caminiti