Un po’ Bertoli, un po’ Guccini, un tocco di Lolli e ballate riecheggianti De Andrè quello ascoltato con grande piacere ieri sera al Caffè Letterario Mario La Cava a Bovalino dove gli Arangara hanno presentato il loro quinto album, Andrea e la montagna.
Il concerto ha coinvolto il pubblico, numerosissimo, in due parti: nella prima il gruppo ha voluto ripercorrere alcune canzoni del vecchio repertorio, mentre nelle seconda sono state cantate le track del nuovo CD.
Ogni canzone una narrazione, una storia raccontata e interpretata dalla voce di Riccelli che si è letteralmente incarnato nei protagonisti di ciascun testo presentato. Il gruppo etno-rock autorale, rappresentato ieri dal frontman Gianfranco Riccelli e dal tastierista Maurizio de Paola, nasce nel 2005 e ha avuto sin da subito numerosi consensi e collaborazioni nel mondo della musica tra cui Claudio Lolli, Pierangelo Bertoli e Carlo Lucarelli il cui libro Il sogno di volare ha ispirato uno dei brani degli Arangara tanto da farne proprio lo stesso titolo.
Toccante anche il motivo della scelta del titolo Andrea e la montagna la cui emozione si è fatta evidente negli occhi dello stesso Riccelli: la scomparsa di Andrea, amico del leader degli Arangara e amante della montagna.
I testi delle canzoni, un mix di dialetto calabrese e lingua italiana, immergono letteralmente la Calabria nella poetica italiana in un connubio che funziona perfettamente tra le note di un piano e quelle di una chitarra battente. Molto legati a Bovalino e al Caffè Letterario Mario La Cava il gruppo ha esibito anche il brano Grazia in punta di piedi dall’omonimo album del 2013 prodotto da Francesco Guccini conoscitore dello scrittore bovalinese.
L’immersione in un repertorio “italo-calabrese” ha suscitato grande piacere e ammirazione per i ritmi e il sound prodotto dagli Arangara, testi appartenenti al genere della canzone poetica moderna con un retrogusto di antico e tradizionale che ha incantato i presenti in un’atmosfera di allegria ed emozioni balenanti tra commozione e simpatia. Sarcasmo, società, attualità e amore sono state alcune delle tematiche emerse dai brani cantati da Riccelli. La lingua dialettale calabrese, già musicale di per sé, si rende un elemento perfetto nella coesione ad un sound che richiama il mondo archetipo di quegli scenari mediterranei vissuti da Gianfranco Riccelli e il suo gruppo e che fuoriescono tramite parole melodiche di grande profondità.
Il Caffè Letterario Mario La Cava ieri sera si è immerso in quella profondità del sud che si rinnova e trova spiragli di luce nella musica “folkmodern” e, ancora una volta quel piccolo Caffè lungo la strada ha dimostrato il suo valore e il suo amore artistico-culturale.
Cristina Caminiti