Sono passati 72 anni da quell’eccidio e Giuditta Levato continua a rappresentare l’emblema delle lotte per la dignità e l’emancipazione degli oppressi. Si è fatta molta strada da allora e da questo punto di vista si può dire che quel che accadde fece emergere alla luce del sole l’oppressione e i retaggi di una società che era fondata sullo sfruttamento e sulla mortificazione dei diritti e delle libertà fondamentali. Giuditta ha rappresentato la potenza della riscossa, contro l’oppressione secolare del ceto parassitario che godeva di privilegi inauditi a scapito della grande massa di oppressi. Quel mondo oggi, anche per il sacrificio di Giuditta, non esiste più, è stato sconfitto. Da allora, a seguito della vittoria nella guerra di liberazione dal nazifascismo, ha tratto ulteriore forza il processo di emancipazione e di liberazione che ha consentito grandi progressi, dalla democrazia ai diritti, scritti nella carta costituzionale. Vogliamo ricordare Giuditta e non solo celebrare il suo coraggio, e il suo sacrificio ma perché siamo consapevoli come ci ha ricordato un grande intellettuale che del ‘900 che “Chi non conosce la storia è condannato a ripeterla”. E la storia non si ripete mai uguale a se stessa, ma le forme di discriminazione, di oppressione assumono abiti diversi, nella sostanza però ribadiscono che non tutti gli uomini sono uguali nei loro diritti e da qui si arriva a nuove modalità di oppressione non meno nefaste da quelle del passato. Nell’esempio di Giuditta quindi vorrei rappresentare la metafora della liberazione e l’espressione di un movimento che ha segnato tutta la seconda metà del novecento in Italia e nel mondo. Poiché la figura di Giuditta non nasce per caso ma è espressione di una grande movimento che segnò una fase storica della Calabria e del Mezzogiorno. A seguito dei decreti Gullo che demolivano i vecchi privilegi feudali stava crescendo una nuova classe dirigente che attorno ai grandi partiti di massa, il PCI e la DC ricostruiva il tessuto democratico e il progresso sociale. Non è un caso che il primo a soccorrere Giuditta dopo la fucilata che uccideva lei e il figlio che portava in grembo, fu Pasquale Poerio allora semplice militante della sinistra eletto in seguito deputato e senatore della repubblica. E tanto ancora più attuale oggi diventa il ricordo al cospetto di una stagione storica segnata dalla più grande crisi del dopoguerra e nella quale il prezzo più alto si è scaricato sulla Calabria e il mezzogiorno. Quell’esempio di Giuditta diventa attuale per ricordare che la politica non è solo quella che si si esprime nei moderni consessi democratici ma è ancora, quella che deriva da quei sentimenti di partecipazione che animò la coscienza di Giuditta e che oggi in condizioni diverse devono stimolare una nuova stagione di crescita, di sviluppo e di partecipazione democratica. Onorare Giuditta significa portare nell’animo quel sentimento di riscossa e di liberazione che fa crescere il progresso della Calabria e la democrazia in Italia e in Europa.
Giovanni Puccio ricorda Giuditta Levato
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