Donne, libertà, Repubblica e dignità.
Quattro le parole al centro dell’incontro svoltosi ieri sera in piazza Vittorio Veneto a Gioiosa Jonica.
La manifestazione voluta dal sindaco di Gioiosa Jonica, Salvatore Fuda ha visto due momenti di altissimo interesse. Durante il primo il professore Francesco Rosa ha spiegato all’ intera platea il lavoro svolto dalla 3A e 3G del Liceo Scientifico Statale “G.Keplero” di Roma che li ha visti impegnati in un progetto sulla legalità sfociato nella realizzazione di un recital insieme a Manuela Cricelli e la sua Band su quattro delle ventuno donne della carta costituente . Adele Bei, Bianca Bianchi, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Maria De Unterrichter Jervolino, Filomena Delli Castelli, Maria Federici, Nadia Gallico Spano, Angela Gotelli, Angela Maria Guidi Cingolani, Leonilde Iotti, Teresa Mattei, Angelina Livia Merlin, Angiola Minella, Rita Montagnana, Maria Nicotra Fiorini, Teresa Noce, Ottavia Penna Buscemi, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi, Vittoria Titomanlio: ventuno donne nel mondo più maschile che si possa immaginare, quello del potere. Ventuno donne con idee diverse che, insieme, hanno fatto inserire la parità di genere nella nostra Costituzione.
Dovremmo dire grazie a queste donne forti e determinate per avere un’Italia democratica.
Ventuno donne su 556 deputati eletti: nove nelle liste del partito comunista, nove democristiane, due socialiste, una del partito dell’uomo qualunque. Una percentuale bassissima, innalzata di poco come punti percentuali dalle cinque (Federici, Gotelli, Iotti, Merlin, Noce) che entrarono nella commissione dei 75 che redasse il testo della Costituzione.
Sono loro la prima vera novità dell’Italia Repubblicana, forse da alcuni viste con sospetto e pregiudizio, ma riconosciute poi, grazie ai loro meriti personali ma anche grazie all’ impegno politico e civili di tante altre donne.
I ragazzi, guidati dalla professoressa Antonella Valente e dal professore Rosa dell’Università Pegaso, hanno individuato quattro madri della costituente: Teresa Noce, Teresa Mattei, Nilde Iotti e Angelina Merlin .
Il progetto ha visto lo studio e l’analisi sui temi della Costituzione con metodi legati al mondo scientifico della matematica e della fisica. Gli studenti guidati da Francesco Rosa, hanno potuto notare quante delle parole negli articoli voluti e scritti dalle costituenti ricorrevano e quante di queste parole avevano una connotazione positiva e o negativa.
Il lascito più importante ad esempio sul tema del lavoro, lo dobbiamo in gran parte alla comunista Teresa Mattei. Fu proprio lei a volere l’inserimento nell’articolo 3 che sancisce l’uguaglianza dei cittadini di quel «senza distinzioni di sesso», prima parola davanti a «razza, lingua, religione, opinioni politiche e condizioni personali e sociali».
Non fu per niente facile, ci spiega il professore Rosa, imporlo agli uomini di tutti i partiti, l’articolo 3. Esso, infatti, fu il frutto di una lunga battaglia fatta dalla costituente più giovane che il primo giorno i commessi del Parlamento non volevano neanche far entrare.
Un’analisi a tutto tondo quella del professore Rosa che ha evidenziato il contributo fondamentale reso dalle donne nell’assemblea costituente, analizzandone personalità umana e politica e facendo un viaggio attraverso le parole chiave risultato di una lunga guerra ideologica, e non solo, fatta di lacrime e sangue .
Dopo l’emozionante ed appassionata introduzione al recital fatta dal professore Rosa, Manuela Cricelli, insieme alla sua band, ha permesso ai presenti di fare una esperienza quasi tridimensionale, attraversando le vite delle donne prescelte con testi ricercati e canzoni che hanno visto il coinvolgimento del pubblico..
A queste donne, ed alle altre, ogni donna, ogni giovane donna deve essere grata perché è grazie a loro se la società che conosciamo parla di libertà, dignità e non violenza .
Riprendendo un messaggio di Teresa Mattei per la strada che resta da fare, ancora risuonano le parole che in un vibrante intervento del 18 marzo 1947, sottolineava con ardore e passione che “in una società che da lungo tempo ormai ha imposto alla donna la parità dei doveri, che non le ha risparmiato nessuna durezza nella lotta per il pane, nella lotta per la vita e per il lavoro, in una società che ha fatto conoscere alla donna tutti quei pesi di responsabilità e di sofferenza prima riservati normalmente solo all’uomo (…), salutiamo finalmente come un riconoscimento meritato e giusto l’affermazione della completa parità dei nostri diritti”.
Valentina Femia.