Gent.ma Presidente,
Le scrivo perché preoccupata per la drammatica situazione che stiamo vivendo in queste settimane.
Una situazione che ha messo ancora più a nudo le criticità del sistema sanitario su base regionale e che ha fatto capire come ogni regione dovrebbe essere all’altezza di una sanità adeguata a quanto prescrive la nostra Carta Costituzionale. Le scrivo da ex amministratrice, ma anche da cittadina della Locride, zona in cui i servizi sanitari
risultano carenti perfino rispetto al non elevatissimo standard calabrese e dove, per giunta, l’ASP di riferimento è stata sciolta per infiltrazioni mafiose.
Qui nella Locride, storicamente, ma negli ultimi anni ancora di più, la soluzione più diffusa, quando si avevano dei seri problemi di salute, era quella di curarsi fuori ASP, se non fuori regione.
In questa situazione di emergenza però, è venuta a mancare anche quest’unica “valvola di sfogo” e, al clima di confusione generato dalle molteplici e non univoche informazioni in tema di profilassi e diffusione del virus, si è aggiunto anche un comprensibile sentimento di angoscia per via del picco di contagi annunciato per fine mese.
Una delle principali fonti di preoccupazione deriva dal fatto che, a guidare tutti i percorsi di prevenzione, contenimento e gestione dell’emergenza, a livello provinciale, ci siano degli organi nominati per (e
competenti a) fronteggiare un altro tipo di situazioni, anch’esse gravi, ma di tutt’altra natura.
Senza voler entrare minimamente nel dibattito sullo scioglimento degli enti locali, bisogna prendere atto che una situazione eccezionale richiede delle misure eccezionali ed inoltre che, ciò che può andar bene per una regione o per una provincia, potrebbe non funzionare in un’altra realtà territoriale.
In linea con ciò che è stato fatto a livello regionale (Task force), potrebbe essere d’aiuto affiancare un management specializzato agli organi di gestione delle ASP commissariate e, contemporaneamente, adottare una serie di protocolli che snelliscano e velocizzino sia la filiera gerarchica che le procedure burocratiche.
Ciò sarebbe utile soprattutto nei casi delle Aziende del Servizio Sanitario Regionale sciolte per ‘ndrangheta (come attualmente le ASP di Reggio Calabria e Catanzaro) nelle quali, gli organi di gestione straordinaria, individuati per al fine di arginare e combattere fenomeni di corruzione, potrebbero non avere, per evidenti ragioni, equivalenti competenze nella gestione di un’emergenza sanitaria di questa portata. Ripeto, al netto di ogni altra valutazione, sappiamo bene che, nella la lotta contro questa pandemia, il fattore tempo ha un peso decisivo.
La Calabria – la Locride in particolare – ha un ritardo strutturale ed organizzativo ultradecennale, mentre il virus, purtroppo, è maledettamente veloce. Serve quindi un piano anti crisi elaborato da personale specializzato ed in tempi brevissimi, in modo da rendere i percorsi ancora più sicuri nelle emergenze e tranquillizzare la cittadinanza.
Accanto a richieste come quella dell’esercito (che personalmente ritengo necessaria per il supporto logistico e di personale) sarebbe utile avere un piano che preveda ad esempio la riapertura (o comunque la riqualificazione) di strutture chiuse di recente (nella provincia di RC, ad esempio, come Gioia Tauro o come l’ex ospedale di Siderno) l’utilizzo dei laboratori e delle strutture sanitarie private (e del relativo personale) in sinergia e supporto a quelle pubbliche.
Un percorso più chiaro e definito potrebbe mettere in condizione, il personale sanitario, che già in questi giorni sta facendo degli autentici miracoli, di poter operare con maggiore efficienza e sicurezza, dando anche più tranquillità ai cittadini.
Cordialmente
Mariateresa Fragomeni