RIMANI
di
Rossella Scherl
Quando arrivai, mi disse “Rimani”. Mi avvolse con le braccia e volteggiammo insieme, come un filo d’erba nella brezza di un giorno di primavera. Nella carne, aveva ancora gli echi di tempesta da zoccoli di mandria inferocita.
Potessi averlo detto io “Rimani” con lo stesso potere imperativo, quando fu il suo momento di partire. Seduta accanto al suo sudario, le accarezzavo la mano che, a differenza della sua ragione, sapeva chi ero. Ne ero certa. Lo sentivo. Nel suo vagare tra mondi sospesi, dei sensi inutili, solo il tatto era vigile. La sua finestra sul cortile della vita. Poco più di uno spiraglio dove le mie dita infilavano parole. Rimani. Ho bisogno di te più di quanto tu ne abbia di me. Rimani.
Regina dell’anticonformismo mi portasti in segno di sfida nel ventre gonfio come una mongolfiera pronta al decollo. Abbiamo volato insieme tra cumuli di macerie sgombrate e cantieri in allestimento. Mattone su mattone, abbiamo tirato su un muro in plexiglass, da cui osservare e ridere di chi ci spiava dai fori praticati nelle palizzate di recinti alti come grattacieli. Rimani.
Abbiamo camminato deserti e nuotato mari più o meno salati e la nostra pelle non ha cambiato colore. Ha conservato l’opalescenza della madreperla delle conchiglie aperte. Tu nucleo di perla, io ultimo strato, quello da mostrare al mondo con l’orgoglio di chi non ha subito la ferita, ma ne ha fatto un punto di forza. Rimani.
Io, adulta bambina al tuo fianco. Rimani, ho ancora da imparare. E continuavo, muta, a leggerti il respiro, da affannoso a lento, sempre più lento fino a diventare una bolla di sapone pronta a scoppiare al primo contatto.
Rimani rimani rimani… Pelle contro pelle, l’ultimo battito. In simbiosi. I nostri cuori fermi. Il mio ha ripreso. Tu eri già per altre strade.