LA STANZA
di
Rossella Scherl
A Maria piace intrufolarsi nella stanza della nonna quando non c’è. Sa che non dovrebbe, lei non vuole, ma sta attenta, e lo fa solo la domenica mattina, all’ora della messa delle 8,00, quando la nonna va in chiesa e la mamma è impegnata a fare il bagnetto al fratellino.
La porta non è mai chiusa a chiave e Maria ci sgattaiola dentro ancora in pigiama e scalza, per non far rumore.
È la camera più piccola della casa. Sempre in penombra. In un angolo il lettino con un quadro della Madonna appeso al muro sopra la testiera, di fianco un comodino alto col libro di preghiere e il rosario, di fronte un piccolo armadio con in cima una vecchia valigia avvolta in cellophane, e un comò dove la nonna tiene in riga tante fotografie in cornici grandi e piccole. Accanto alle foto c’è sempre un vasetto con i fiori freschi e un lumino che rimane acceso anche di notte. Questi sono i miei morti, le aveva detto la nonna la prima volta che ricordava di essere entrata nella stanza ed era rimasta, davanti al comò, con la testa alta, incantata a guardare quella sequenza di persone in bianco e nero o a colori. Non sta bene che li fissi in quel modo, hanno bisogno di riposare in pace, altrimenti non salgono in Paradiso. E Maria aveva distolto subito lo sguardo perché della nonna ha sempre avuto soggezione, ma quando si trova da sola di fronte a loro, è un’altra cosa. Li osserva uno ad uno, senza fretta e manda ad ognuno un bacino sulla punta delle dita. Da lontano però, per non disturbare troppo. Tra tutti quei visi, ne conosce uno solo, quello del nonno. È morto prima che lei nascesse ma l’aveva visto nelle foto del matrimonio della mamma, però in quella sul comò è più bello, con i capelli neri tutti all’indietro e il cappello in mano, come un gran signore, serio serio, anche se certe volte sembra che le sorrida e allora Maria gli manda un altro bacino perché pensa che lui è felice di vederla. E forse pure gli altri, anche se non li conosce. E non capisce perché la nonna… presto Maria, la mamma ti chiama. Riapre la porta pochino… nel corridoio non c’è nessuno. Il cuore le batte in gola, lascia la stanza in punta di piedi, richiude la porta. Eccomi mamma!
Maria non ha più il papà. Il suo papà era il figlio della nonna ma sul comò la sua foto non c’è. La nonna la porta appesa a una catenina in un portafoto a forma di cuore. Chiuso. Ci posa quasi sempre una mano sopra per stringerlo al petto come avesse paura di perderlo.
Maria dorme nel lettone con la mamma che la tiene abbracciata finché non si addormenta, anche se non le racconta mai favole. A Maria le favole piacciono e se le racconta da sola. Ce n’è una che le piace più di tutte. È colorata e leggera, piena di palloncini che volano e salgono salgono portando in cielo tutte le foto del comò, perché il principe prigioniero del cuore è riuscito a scappare e le ha portate tutte via con sé, sopra le nuvole.