CHAPEAU!
di
Rossella Scherl
Eccola! Puntuale come le allergie primaverili. Da un mese a questa parte, sembra ci si dia appuntamento alla stessa ora in questo bar, tutti i giorni lavorativi. Guardala! ma come fa, di prima mattina, ad essere così… così… perfetta. Io tengo ancora gli occhi abbuffati. E poi, quei tacchi… dieci?… dodici?… quindici?… sei già, a occhio e croce, non meno di 1,70 per 55 chili, etto più etto meno. Io sì, dovrei costringermi a portare, non dico un dieci, ma almeno un sette, per provare a slanciare la figura. È che il mio alluce valgo si rifiuta di collaborare: oltre il cinque, lacrime e parolacce.
Aaaaaah! oggi ha una borsa nuova. Guarda che colore… Un bordeaux mai visto. Scarpe abbinate… E certo, la signora sta nguacchiata ‘e renare, veste marcato, fa shopping a Piazza dei Martiri, via Calabritto, via Dei Mille, mica come me, frequentatrice di cinesi e mercatini.
Oggi, dietro al bancone, c’è il pelato che quando ha davanti quella, non capisce più niente. Se ne fotte di chi c’è c’è. Buongiorno signora, cappuccino e brioche? Lei gli sorride con una sensualità… Madonna! mi viene un nervoso se penso a quando ho provato ad imitarla. Ero convinta di riuscire a sfoderarlo col ragioniere dell’ufficio quattro (che è proprio nu bell’ommo) quel sorrisetto enigmatico tra monna Lisa e Sofia Loren che fa lo spogliarello per Mastroianni. Un sabato mattina, la prendo di punta, mi metto davanti allo specchio e provo: risultato pietoso, sembro una che ha appena avuto una paresi da freddo. Non è cosa mia.
Bella è bella, che dire. Tutti fanno gli indifferenti, continuano a bere il caffè, il succo di frutta, a mordere una frolla, una riccia, un cornetto alla crema con l’amarena, però, con la coda dell’occhio, si capisce, e come se si capisce che, uomini e donne, la stanno passando ai raggi x. Scommetto che porta il perizoma. Marò! Non mi faccio capace di come si riesca a sopportare quella specie di filo interdentale nel didietro.
Uè uè, sono già le 8,10. Lo so che non mi devo sedere, mi distraggo dietro a quella e il caffè s’è pure raffreddato. Lei consuma sempre al banco… Quel cappottino rosa antico… è un sogno!… Quasi quasi porto la tazzina al bancone… Lo faccio?… lo faccio!
“Ecco qua… oh! Mi scusi, quanto mi dispiace. Sono mortificata”. La tizia mi guarda. Ha un lanciafiamme al posto degli occhi, il collo rigido come un tacchino e, vista da vicino, c’ha pure un inizio di zampe di gallina che la rendono più umana. Quasi quasi me ne pento, ma ormai è fatta. “Le pago io la tintoria. Mi deve scusare, devo aver avuto un capogiro”. “Non si preoccupi. Cose che capitano”. Pure la voce c’ha bella e non lascia trasparire ombra d’incazzatura.
Chapeau madame, che aplomb… ma vaffa…!