bausone alessiaQuanto è bella la militanza politica vera a tutti i livelli. La militanza che con passione ha contribuito a creare i Partiti e a portarli avanti producendo il sano e legittimante consenso sociale ed elettorale.

La capacità di fare politica, e chi ha più anni e più esperienza di me può confermarlo senza particolare indugio, nasce dall’ascolto, dall’incontro tra emozione e ragione con l’obiettivo primo di dar voce, far parlare, chi non ha pari “cittadinanza mediatica”.

E il dialogo tra cittadini e istituzioni è divenuto impossibile, fino ad arrivare a improvvide e preoccupanti dichiarazioni sul Parlamento come luogo della democrazia superata o da superare. Questo per la mancanza di ascolto con cittadini che vedono il declino delle loro città e fremono per tornare protagonisti.

Non essere ascoltati crea risentimento, chiude orecchie e cuori, disappassiona e disattrae, creando barriere, come quelle che ad alcuni eventi politici, sempre meno partecipati, separa fisicamente il popolo-elettore dall’area vip, acronimo che si può declinare nell’ottica autoreferenziale del notabilato decadente con “very important politics”

L’arroccamento sulle proprie posizioni politiche e giudizi precostituiti o frettolosi non contribuisce alla creazione di un’intelligenza collettiva che è base per il progresso sociale e per una riconnessione della politica con la realtà oltre la passerella.

Si può essere protagonisti anche con l’ascolto. E’ questo un pensiero che ho maturato partecipando al Meeting di Rimini, importante momento di cultura internazionale e di confronto con forze del mondo imprenditoriale, sociale e politico. Un momento d i civismo, termine “trendtopic” tra gli esponenti politici calabresi, tristemente assenti ad una kermesse che quest’anno ha volutamente acceso vari sul Sud Italia, sui suoi problemi endemici, sulle sue fantastiche risorse e sulle prospettive di crescita.

Dov’è finito l’ascolto attivo che accresce e genera contenuti e proposte orientando l’azione politica al bene comune? Non credo che chiederselo sia un bieco e arzigogolato esercizio di stile filosofico, ma una questione di sostanza.

Prendiamo ad esempio un tema molto vivo nella discussione politica regionale, quella delle donne e della rappresentanza di genere. Cinquanta donne dirigenti ed esponenti del Partito Democratico tre settimane fa hanno indirizzato una lettera al Presidente della Regione e compagno di Partito Mario Oliverio per chieder lui un incontro sulla necessità di riformare la legge elettorale inserendo le quote di genere e la doppia preferenza come strumenti promozionali obbligatorie grazie al Governo Renzi oggetto di un certo ostracismo in un consiglio regionale con equilibri precari, spinte conservatoristiche e gruppetti in assessment.

Ecco, a quella lettera, simbolo di lotta e di impegno civico e culturale, delle “sue” compagne, non c’è stata risposta, così come non c’è risposta a molte istanze provenienti dalla base sia essa partitica o di popolo da parte di politici da passerella ai quali domando, citando il filosofo Kayoya Michel, “di chi sei ministro, del popolo che ti ha votato o della tua ambizione?”.

Alessia Bausone – Pd