foto Bruno BossioIl ministro della Salute gioca con la sanità calabrese, annunciando decreti speciali che da una parte potrebbero presentare profili di incostituzionalità e, dall’altra, non hanno alcuna efficacia per ridurre i costi ed elevare l’efficienza del sistema sanitario calabrese. La sanità calabrese è da oltre dieci anni commissariata, senza che dalla gestione straordinaria abbia tratto alcun giovamento. Semmai la Calabria assiste per via del commissariamento a un abbassamento dei livelli quantitativi e qualitativi delle prestazioni e un aumento di tasse e costi di funzionamento. Ecco perché, insieme al collega De Filippo, abbiamo presentato una interrogazione ai ministri alla Salute, all’Economia e agli Affari regionali affinché si possano accendere nelle sedi parlamentari i riflettori su una vicenda oscura e dai risvolti assai preoccupanti. Sono dieci anni che ai calabresi è negato il diritto alla salute mentre è imposto loro pagare le tasse più alte d’Italia. Ma al peggio non c’è mai fine: invece di lavorare per il superamento del commissariamento e, magari, provvedere al risarcimento del danno, Il ministro, oggi, propone di intensificare la cura attraverso misure di rafforzamento dei poteri commissariali. Si andrebbe, in sostanza, non a rimuovere le ragioni che hanno reso, in questo decennio, strutturale la crisi del sistema sanitario regionale ma a potenziare i termini del fallimento della gestione commissariale. Tutto ciò avviene in forma incostituzionale. Insomma, volere insistere e perseverare in uno sperimentato fallimento che oltretutto impone un ulteriore prelievo fiscale dalle tasche dei calabresi, è come far svolgere a danno dei calabresi una vera e propria vicenda fraudolenta. Chiediamo, pertanto, di evitare che il governo approvi atti abnormi e ai limiti della legalità e che, anche sulla sanità calabrese, ogni decisione venga assunta previa intesa nella conferenza Stato – Regioni.