È giunto il momento di fare chiarezza sulle responsabilità in merito alla questione “rifiuti” a Cosenza.
Il servizio di gestione dei rifiuti urbani comprende le attività di raccolta, trasporto, recupero e smaltimento.
La filiera, però, si blocca a ogni piè sospinto e, di fatto, si continua a lavorare sulle emergenze.
In attesa della nuova impiantistica prevista nel Piano regionale di gestione dei Rifiuti Urbani, approvato nel 2016, la capacità impiantistica attuale è in grado di coprire la domanda di trattamento dei rifiuti a livello regionale per tutto il periodo invernale, ma non è nelle condizioni di fronteggiare l’inevitabile surplus estivo, per cui la Regione ha sopperito emanando, il 9 luglio 2019, l’ordinanza “contingibile ed urgente” n.93, con cui si dava, in deroga alle leggi ambientali di riferimento, l’autorizzazione a ricevere e trattare rifiuti alle strutture, pubbliche e private, fino ad un massimo del 50% del valore autorizzato, decidendo di affiancare i comuni calabresi per un anno, in attesa che gli Ambiti Territoriali Ottimali, ATO, diventino operativi.
In Calabria gli ATO sono 5, disegnati su base provinciale, costituiti dai Comuni che subentrano, di fatto, alla Regione nei rapporti e nei contratti con le società di stoccaggio e smaltimento e sovrintendono alla governance del servizio rifiuti (Legge Regionale n.14 del 2014 e ss.mm.ii recante “Riordino del servizio di gestione dei rifiuti urbani in Calabria”).
La delega alla gestione dei rifiuti è tornata, temporaneamente, alla Regione perché gli ATO sono ancora non completamente operativi
Gli ATO sono composti dai Comuni ricadenti nelle singole province e, tra loro, vengono individuati i Comuni Capofila che devono, altresì, provvedere a pagare l’imposta dovuta alla Regione per attivare la delega alle società affidatarie dei servizi di smaltimento.
Per la provincia di Cosenza è il Comune capoluogo a essere capofila dell’ATO ed è proprio questo a bloccare l’ingranaggio. È al Comune di Cosenza, infatti, che tutti i comuni costituenti l’ATO hanno versato le somme dovute alla Regione per consentire il pagamento di Calabria Maceri, la società aggiudicataria preposta allo smaltimento dei rifiuti.
A questo punto occorre fare una precisazione: si dice che sia stata la morosità dei comuni che costituiscono l’ATO a bloccare il processo, dalla raccolta allo smaltimento, ma la verità è che i comuni afferenti all’ATO di Cosenza hanno raggiunto la quota dell’80% del pagamento dovuto al Comune Capofila che è, nel frattempo, andato in dissesto finanziario e non ha trasferito i fondi derivanti da tali versamenti alla Regione.
Che significa? I soldi di tutti gli altri Comuni virtuosi sono bloccati in un fondo vincolato nelle casse del comune moroso, Cosenza appunto.
E l’Amministrazione di Cosenza che fa? Invece di prendersi le proprie responsabilità, scarica la colpa sui cittadini che non differenziano (salvo poi vantarsi a Roma di essere un Comune Riciclone), sulle amministrazioni del passato (nonostante l’Amministrazione Occhiuto sia ormai all’ottavo anno), sulla Regione (del presente e del futuro), sulle inique leggi dello Stato, ma la verità è che in dissesto il Comune lo hanno mandato loro e che, chiaramente l’amministrazione di Cosenza è da considerarsi pericolosa per sé e per gli altri comuni che con lei hanno a che fare.
3° comunicato congiunto
CASCo – Comitato Area Storica Cosenza