8 milioni di libri in meno venduti, rallentamento dell’invio alla stampa per un numero spropositato di nuove uscite, aspettando Natale e pregando per una ripresa economica e del relativo umore che porta a spendere.
Il contesto che preoccupa non è solo quello economico in perdita ma “una serie di sfortunati eventi” che stanno trascinando la nostra società sempre più in basso. Si perde la lettura del cartaceo facendo sempre più aumentare l’uso dell’informatico, si passa dalla lettura approfondita del quotidiano da sfogliare all’informazione spicciola e veloce della stessa testata in versione on line. La vita procede veloce, i tweets devono essere azzeccati e in tempo, la lettura diventa rapida e superficiale, le nozioni man mano si perdono, ci si ferma ai titoli, tutto veloce e in linea con i trend. Meglio leggere il titolo, va bene, se proprio devo anche un pò l’occhiello …poi di corsa a dire la propria. Ecco che si cade subito nella trappola delle fakenews, in quattro e quattrotto si diventa veicolo di una notizia urlata, che di vero ha solo qualche parola quà e là. La capacità del lettore medio di percepire la notizia falsa diventa sempre più bassa. Mi fermo qui, senza voler approfondire la questione dell’idea già pronta, del titolo che ci piace perchè asseconda le nostre convinzioni e sulla base del quale traiamo sostegno a tesi anche un pò ballerine, solo perchè ci piacciono e ci fanno comodo.
Ma torniamo ai danni.
Che in Italia si spendesse poco per i libri è ormai fatto notorio, trend più o meno in linea con il resto del mondo, anche se siamo tra gli ultimi in Europa. La questione si allinea però con altri dati, quelli dell’acquisto dei quotidiani, che siano in cartaceo oppure on line sembra possa sembrare poco ma così non è.
Procediamo per gradi:
narrativa o saggistica; la prima è prediletta alla seconda. Una scelta di evasione rispetto all’acquisizione di nozioni. Fin qui tutto bene, la narrativa apre la mente, la fantasia, la sensibilità e la visione delle realtà. La saggistica necessita di approfondimento, valutazione, acquisizione della nozione, tempo per metabolizzare e tenere l’informazione.
Quotidiani: cartaceo e online. Ne ho già accennato sopra. La lettura approfondita non è facile da tablet o smartphone, deve essere agevole e veloce. Chi scrive si predispone già alla velocità, alla superficialità.
Quanto è triste vedere le più grandi testate nazionali ed estere dedicare ampio spazio della propria home a cagnolini adorabili o a simpatiche gag, a notizie su attrici e calciatori o su regine e personaggi trash.
Quel che un tempo orripilava i direttori, che relegavano a paginette lontane, adesso troneggia spavaldo in bella vista.
Ma è quel che ci danno o è quel che chiediamo? Un pò l’uno, sicuramente l’altro.
Se il meglio della nostra società tweetta più che scrivere (sono due cose profondamente diverse), se scrittori, studiosi, specialisti vari – e non diciamo dei politici, locali o nazionali (fa lo stesso) -, digitano felici senza il filtro di una redazione, di uno studio, di una valutazione più approfondita, vuol dire che abbiamo tanto da recuperare. Non sembri però che demonizzo gli strumenti moderni, giammai! Strumento moderno per veicolare nozioni, per approfondire e soprattutto, cosa non da poco, divulgare. Il vero problema è che li stiamo usando male, il danno è il nostro, la nostra dabbenaggine, la voglia di lavorare poco con la testa. Se ci adagiamo con strumenti che ci possono far cambiare la vita, la colpa è solo nostra.
Quale suggerimento? Comprate più libri, leggete, poi tweettate, non con il copia incolla di un testo che vi ha colpito, ma con quello che di quel testo vi è rimasto nella vita, nel vostro essere, nel leggere le situazioni alla luce di quanto di nuovo appreso e sentito.
Facciamolo tutti, cresciamo, leggiamo con entusiasmo per cambiare, non per inserire un elenco nel nostro curriculum di lettori.
Perchè se non leggiamo davvero, non viviamo davvero. Per non ridurci a raccontare di quel romanzo in cui due giovani volevano sposarsi e uno li ostacolava.