antonio marziale

“É questa una giornata che un Paese civile e democratico non vorrebbe e non dovrebbe vivere. É il giorno in cui, dopo nove lunghi anni di sospetti, diventa certezza che ad uccidere Stefano Cucchi sono stati alcuni carabinieri. Gli accadimenti, portati alla luce dai uno dei militi presenti in quel drammatico momento, sono destinati a segnare profondamente anche l’anima di bambini e adolescenti che guardano all’Arma dei Carabinieri come a decine di migliaia di uomini e donne pronte ad accorrere in soccorso di quanti chiedono aiuto. E’ questa una certezza che deve rimanere intatta”.
E quanto dichiara il sociologo Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, che così continua: “Ne conosco tantissimi e sovente partecipo alla cerimonia in cui, appena post-adolescenti, giurano fedeltà alle leggi ed alla Repubblica Italiana. Conosco, per via del mio ruolo istituzionale, la passione e l’altruismo che mettono quando si tratta di aiutare minorenni in pericolo. Non può, una manica di balordi, infangare un Corpo che ha visto troppi di loro cadere sotto il fuoco di criminali senza scrupoli. L’elenco dei carabinieri ammazzati è lunghissimo, di gran lunga più numeroso rispetto a quelli che indossano indegnamente quella divisa”.
“Esorto i giovani – conclude il Garante – a rivendicare giustizia sempre e a non immaginare che esistano ruoli esenti da macchie, ed a continuare a guardare ai carabinieri, alle Forze dell’Ordine in generale, come esercito di uomini amici della gente, come persone vocate ad un mestiere tutt’altro che facile, nella certezza che quanti hanno concorso alla barbara uccisione di un giovane, già costretto a fare i conti con gli errori della propria vita, siano perseguiti e soprattutto spogliati da panni che sono indegni di indossare”.