La conquista dei diritti non è stato per le donne soltanto il frutto di una progressiva estensione dei principi liberali e democratici ma fu anche l’esito di una lunga, aspra, difficile battaglia nella quale quei principi erano stati, al tempo stesso, avversati e disattesi. Ogni volta che un singolo individuo, uomo o donna che fosse, si è schierato per un ideale, o ha agito per il bene di una collettività o ha lottato contro i soprusi, le angherie, le diseguaglianze, ha dato vita ad un’onda di speranza, onda che è andata ad incontrare altre onde innalzate da altrettanti fonti di convinzione e di forze, creando una corrente che è stata in grado di abbattere le più alte mura di oppressione ed ingiustizia. Seguendo questo assunto dobbiamo credere che la lotta per i diritti delle donne è stata una delle più grandi rivoluzioni che la storia umana possa annoverare. Le donne hanno sempre nutrito sogni di libertà e di cambiamento. A guardarsi bene intorno, il vento di cambiamento ha liberato le donne da discriminazioni inaccettabili, ha cancellato divieti e tabù, ha seppellito stereotipi ed ipocrisie , ha convogliato la rabbia di generazioni di donne in lotte lunghe e difficili.
Anja Rosenstein, meglio conosciuta come Anna Kuliscioff, fu un esempio di totale dedizione e di fervente passione per gli ideali di libertà e di giustizia sociale. Ha cercato con sincero convincimento di cancellare un modello culturale di vita tramandato alle donne, significativo della loro infelicità. I punti cardine delle sue battaglie furono l’emancipazione femminile, la tutela dei minori ed il suffragio universale.
Era nata a Moskaja, in Crimea, il 9 gennaio del 1853 (o 1857?), da famiglia agiata,di religione ebraica. Aveva studiato filosofia a Zurigo, dove venne a contatto con i movimenti anarchici, i cui ideali erano quelli di uguaglianza sociale e di ribellione tout court contro ogni tipo di autorità costituita. Tornata in patria Anna aveva continuato a frequentare gruppi anarchici e si era impegnata a diffondere le sue idee presso le classi meno abbienti, invitandole alla ribellione e alla lotta cruenta. Trasferitasi a Parigi, aveva conosciuto Andrea Costa, che diventò il suo compagno. Nel ’78 Anna venne arrestata ed espulsa dalla Francia; pochi mesi dopo la stessa cosa si ripeté a Firenze e poi a Milano, sempre con l’accusa di ‘tentato sovvertimento dell’ordine costituito’. Con Andrea Costa, dal quale aveva anche avuto una figlia, Andreina, Anna condivideva la passione politica, benché lui fosse di idee molto più moderate di lei. Andrea Costa era un uomo che non poteva che apprezzare la complicità e la collaborazione della compagna nella vita pubblica, ma nell’intimità desiderava avere accanto una donna mite e remissiva, cosa che la Kuliscioff certo non era, vista la sua ferma e decisa convinzione sulla parità dei sessi, che le impediva di cedere a qualsivoglia compromesso, di essere remissiva ed ubbidiente.
Nel 1881 Andrea Costa fondò l’Avanti e lo stesso anno si separò da Anna, la quale tornò in Svizzera e si iscrisse alla facoltà di medicina. L’interesse per questa disciplina derivava anche dal desiderio di erudirsi della tubercolosi che aveva contratto nel carcere di Firenze. Un periodo questo di completo isolamento e di studio forsennato che durò due anni, dopo di che si trasferì a Napoli per motivi di salute, dove si laureò in medicina. Kuliscioff in questo periodo continuava a frequentare i gruppi anarchici ed era diventata famosa per aver subito l’esilio ed il carcere. E’ di questo periodo l’incontro con Filippo Turati, l’uomo della sua vita. Nell’88 Anna si specializzò in ginecologia prima a Torino e poi a Padova e con la sua tesi scoprì l’origine batterica delle febbri puerperali, che in quel tempo uccidevano migliaia di donne subito dopo il parto.In seguito si trasferì a Milano in via San Pietro all’Orto n° 18, e cominciò la sua attività di “dottora dei poveri” come solevano soprannominarla i milanesi. Ogni giorno riceveva visite o si recava di persona nei quartieri più poveri della città, venendo a contatto con persone che vivevano in condizioni di vita miserrime. Nell’89 fondò, con Lazzari e Turati, la Lega socialista milanese, il cui programma era finalizzato all’affermazione dell’autonomia del movimento operaio dalla democrazia borghese, nel riconoscimento del carattere prioritario delle lotte economiche e di quelle politiche e di inquadrarle in un progetto generale avente come obiettivo la socializzazione dei mezzi di produzione. Il 27 aprile del ’90 partecipò ad una Conferenza in un circolo filosofico milanese, sul tema : Il monopolio dell’uomo. In questo memorabile intervento Anna parlò di tutti i modi in cui veniva discriminata la donna, lanciando il suo ‘j’accuse’ alle donne della borghesia, quelle ‘timorate di Dio’ che si occupavano solo di frivolezze, di moda e che utilizzavano tutta la loro intelligenza e le loro energie per compiacere o sedurre i loro uomini. Anna era convinta che fosse sbagliato ed autolesionistico difendersi dalla loro sopraffazione attraverso i meccanismi di difesa dell’astuzia e della finzione che inesorabilmente trasformavano tutti i loro sentimenti migliori, come quello della maternità, in ‘grettezza, avarizia ed egoismo domestico’. La donna – diceva Kuliscioff – deve conquistare la sua libertà e la sua dignità attraverso il lavoro; la donna sposata, dedita esclusivamente alla cura del marito e dei figli era per lei ‘l’essere più degno di commiserazione’ per la sua servitù sessuale nei confronti del maschio, pari solamente alla prostituzione propriamente detta. Nell’autunno del ’91 Anna e Filippo si trasferirono in un appartamento dignitoso nella zona del Duomo, a Milano, dove lavoravano alacremente su quella che loro definivano la loro ‘figlia di carta’: la rivista ‘Critica sociale’, che insieme avevano fondato. Era qui che Anna riceveva l’alta società come la povera gente: in breve questo, divenne il salotto più famoso di Milano, aperto agli attivisti del partito, agli intellettuali, ai sovversivi, agli artisti. In seguito a delle sommosse che vi furono per l’improvviso aumento del prezzo del pane, Anna Kuliscioff venne arrestata e condannata a 2 anni, insieme al suo compagno Turati, che per per reati d’opinione ebbe invece una condanna a 12 anni di carcere. A dicembre Anna era già fuori per indulto, Turati dovette aspettare un anno. Nel maggio del 1901 la prima grande vittoria della Kuliscioff: il Parlamento italiano approvava la legge a tutela del lavoro minorile e femminile, messa appunto da Anna Kuliscioff ( Legge Carcano). Intorno al 1910 l’unione fra Anna e Filippo cominciò ad andare in crisi, per una serie di contrasti che riguardavano sia la politica che la vita privata. Anna Kuliscioff si batteva per il diritto di voto per le donne. ‘Il voto – diceva – è la difesa del lavoro, e il lavoro non ha sesso’. Su ogni numero di “Critica Sociale” Anna scriveva articoli polemici, di difesa dei diritti delle donne, le sue aspre invettive andavano anche contro il suo stesso partito: ‘…E cosa ha fatto sino ad ora il Partito Socialista… per educare i lavoratori ad un senso e a una pratica di un dovere più nuovo, più alto, più umano nei rapporti con le loro sorelle di lavoro e di stenti…?’ Anna si sentiva sola ad affrontare gli ostacoli posti dai socialisti maschi alla sua riforma: essi erano ostili all’idea del Suffragio Universale , per motivi quali l’analfabetismo, l’ignoranza popolare, l’influenza clericale. Turati stesso non credeva in una campagna elettorale mirata a far risvegliare la coscienza politica femminile quando non c’era l’appoggio delle dirette interessate. ‘Cosa ha fatto il partito per essere verso le donne meno ingannatore delle religioni, meno prete dei preti?” si chiedeva allora polemicamente e pubblicamente Kuliscioff, irritando il suo compagno. Nel 1911, col sostegno di Anna, nacque il Comitato Socialista per il suffragio femminile e l’anno dopo Kuliscioff fondò la rivista “La difesa delle lavoratrici” con l’intento di stabilire un rapporto di comunicazione diretta con le operaie e le contadine e renderle consapevoli della loro condizione, del diritto di associarsi, di difendere il proprio lavoro e naturalmente il diritto al voto. Nella primavera del 1912 però il governo Giolitti concedeva il voto a tutti i maschi anche analfabeti, ma non alle donne (a causa dell’analfabetismo…). Per Anna fu una terribile delusione, una grossa sconfitta personale. Con l’ascesa al potere di Mussolini nel 1922 la speranza del suffragio universale esteso alle donne, si vanificò. ‘La donna deve ubbidire’ – diceva il Duce – “non darò mai il voto alle donne’, che infatti arrivò in Italia solo dopo la caduta del fascismo. Il 27 dicembre del 1925, Anna Kuliscioff, anziana e malata, moriva a Milano.Il suo corteo funejbre passò per le strade del centro e fu disturbato dall’assalto dei fascisti, che strapparono drappi e corone. Eppure un’altra epoca stava per cominciare! Ben presto i soffitti di cristallo si sarebbero scheggiati in molti punti, l’autonomia di dire, di fare, di decidere della propria vita sarebbe diventata una realtà tangibile. Quell’autonomia avrebbe messo in crisi gli atteggiamenti millenari, patriarcali e sessisti,che da sempre hanno ostacolato e vanificato le conquiste delle donne.
Mary Critelli