Durante il giro di presentazione della aule che il sindaco Maesano illustrava ai presenti, tra i quali Vitaliano Gemelli, presidente nazionale U.N.L.A, Anna Aurora Colosimo, in rappresentanza del Prefetto di Reggio Calabria, Mario Tassone accompagnati dall’intero comitato direttivo del centro U.N.L.A Bovalino nelle persone del presidente della sezione locale Donatella Autelitano, Mario Mazza, Giuseppe Marzano e Sebastiano Primerano, ha aperto le porte di una stanza in particolare, la Sala Convegni intitolata a chi ha permesso la realizzazione di questo lodevole progetto ministeriale, Domenico Agostini, giornalista, Vice Presidente Nazionale U.N.L.A e responsabile regionale della Calabria.
Da luogo di morte a luogo di vita, quello del Centro Polifunzionale che spalanca le braccia, così come allora fece Mimmo Agostini, all’integrazione e alla socializzazione tra persone di cultura, lingua ed etnia diverse.
Si perché io lo ricordo bene, Mimmo: ricordo il suo sorriso, l’andatura del suo passo, il tono della sua voce. Ritorna in mente l’immagine di quelle mani che tenevano strette la macchina fotografica e il taccuino su cui prendeva appunti. Ricordo la sua presenza sin da piccola, come una figura che si reincarna nei momenti di giocosità, nelle cene, nei festeggiamenti, negli incontri casuali, e la moltitudine di foto che scattava ad ogni movimento della gente, perché documentare e conservare i ricordi, le immagini, i momenti è fondamentale nella vita di un uomo. Per non dimenticare, per rimanere agganciati al passato e costruire allo stesso tempo un futuro imparando da quegli stessi attimi che hanno fatto parte della vita, a volte con nostalgico pensiero, altre come tasselli che riempiono il proprio cammino.
Una personalità multiculturale, interessata agli interstizi della quotidianità locale trascritta su carta con un tocco di penna da vero cronista. Lui, Mimmo, che faceva il suo lavoro sempre nelle prime file, ha continuato a coltivare la passione della scrittura che solo un giornalista può comprendere.
Ricordo i suoi consigli, quando lo vidi l’ultima volta: mi avevano chiamata per un servizio a Bovalino e quando giunsi sul posto, lui mi stava aspettando di fronte la porta d’entrata, “Fai il tuo dovere, fai il tuo lavoro al di là della gente, sii una professionista”, mi disse. Al di là della gente, al di là delle parole, un giornalista ha il sacrosanto dovere di esercitare la sua professione per il bene pubblico. Parole che si impressero nella mia mente come inchiostro indelebile, che non possono essere cancellate e che diventano compagne “per la pelle”. Perché anche le parole hanno la loro forza, quando pronunciate, scrivono inconsciamente un pensiero che diviene esso stesso un mattone nella costruzione della propria persona. Insegnamenti di vita e di professione, quelli che Mimmo Agostini voleva trasmettere, la curiosità, l’aggiornamento dell’informazione e lo “spulciare” le notizie di un lavoro dettato esclusivamente dalla passione che lui stesso ha trasmesso.
Si perché io lo ricordo bene, Mimmo. Ricordo quando ci incontravamo in piazza nelle serate di periodo elezione e mi chiedeva se mi stessi informando dell’andamento politico. Erano giorni quelli durante i quali il male si era già insinuato nel suo corpo, ma che lui non lasciava trasparire grazie alla sua allegria e a quella carezza sul viso che dava ogni qualvolta ci fermavamo a parlare.
Ogni tanto la sua figura si materializza davanti gli occhi quando dalla borsa tolgo il mio inseparabile taccuino per appuntarmi i servizi assegnatimi, forse anche questo è un suo insegnamento. Si, perchè non solo le parole, non solo i consigli, ma è soprattutto il buon esempio ad essere maestro delle nostre azioni.
Cristina Caminiti