L’incontro tenutosi a Reggio e che riguarda tutta la provincia reggina ha portato con sè il cattivo sapore in bocca del paradosso nel quale stiamo vivendo ormai da troppo tempo. Un incontro dove sono state registrate parole pesanti, molto forti, non solo da parte dei diretti interessati, operatori e organizzazioni che, di fatto, sostituiscono i servizi che un tempo erogavano le strutture pubbliche, ma anche da soggetti che assistono allo scempio di una economia falsata. L’incontro era stato organizzato prima della notizia del dissesto richiesto per l’Asp reggina, un buco di oltre 400 milioni di auro, una cifra inimmaginabile. Il paradosso, come in molti hanno denunciato, sta nel fatto pure delle ultime notizie, dove se fosse confermato quanto emerso, cioè che strutture private chiedevano e ottenevano il pagamento di fatture per due volte, si arriva ad un abominio sociale prima che economico. Milioni di auro rubati alle famiglie che elemosinano un servizio indispensabile. Dove viene meno il sostegno dello Stato ad uno dei diritti fondamentali dell’essere umano, quello alla salute e alla dignità, come ricordava Luciano Squillaci. Ma ad aprire il termometro della vergogna è stato l’arcivescovo Morosini, che ha parlato “Lo Stato sa e ci ride in faccia, questo è cinismo”. Infatti Pensabene, portavoce regionale del Forum del Terzo Settore, ricorda che i commissari non hanno ancora ricevuto la delegazione che rappresenta i problemi di migliaia di persone e, contemporaneamente, racconta come sono le stesse strutture private ad anticipare i costi del personale, per non lasciare un servizio che prima è di umanità. Una umanità dimenticata da chi amministra le strutture sanitarie pubbliche. Insomma, fermi non si può stare, e così si sono mossi tutti e, dopo l’invito del sindaco di Reggio Falcomatà a prendere parte al Consiglio comunale aperto del prossimo 17 giugno, dopo i contributi di sindacati (Cgil e Cisl), operatori come Giuseppe Carrozza e Pasquale Neri, dopo il punto fatto da Mario Alberti e Federica Roccisano, sull’attuazione della legge 328 sulla dimenticata necessità di riprendere i punti essenziali dell’equità, della dignità dei lavoratori del sociale e, infine, la giustizia sociale che, secondo la Roccisano “ce la dobbiamo chiamare noi”, protestare, alzare il tono e non smettere fino all’ottenimento del risultato.
Sono stati così convocati gli Stati Generali sulla sanità nella provincia reggina e a breve la costituzione di un coordinamento muoverà i primi passi verso una soluzione concreta del problema.
Di seguito la nota stampa di convocazione:
Considerata l’insostenibilità della situazione in cui versa la sanità reggina e il perdurare della fase di stallo relativamente alla sospensione di molti servizi e il rischio chiusura di molte strutture, è stata convocata per lunedì 10 giugno, alle ore 10:30, presso l’auditorium “Diego Surace” della Piccola Opera Papa Giovanni – via Vallone Mariannazzo, snc, sopra il Policlinico, direzione Eremo – un’assemblea pubblica insieme a Forum del Terzo Settore, ARIS, Legacoop, Confcooperative, UNEBA, C.R.E.A. Calabria, CISL FP, FP CGIL e tutti gli operatori e i rappresentanti del Terzo Settore reggino. Quotidianamente si devono registrare battute di arresto nella gestione ordinaria e quotidiana dei servizi: ritardi enormi ed incomprensibili nelle procedure di pagamento, aggravi nelle liquidazioni e negli adempimenti burocratici, difficoltà ad individuare interlocutori. Come prevedibile questa situazione di generale confusione sta ricadendo soprattutto sulle persone più deboli e fragili. Sono i settori più “marginalizzati” infatti a risentire maggiormente delle difficoltà burocratiche ed amministrative che l’Azienda Sanitaria Provinciale sta patendo in questa ulteriore fase di commissariamento. Siamo fermamente convinti che sia necessario procedere con tutte le forze per estirpare comportamenti criminali ed illegalità, ma l’ASP deve pur continuare, con solerzia e tempestività, a portare avanti i propri servizi. È inaccettabile la limitazione, de facto, del diritto alla salute dei cittadini, soprattutto di quelli più deboli. Sono infatti già sospesi i servizi di Assistenza Domiciliare Integrata, sino ad oggi portati avanti da organizzazioni non profit in forza di un accordo quadro, scaduto ormai lo scorso 31 dicembre, e che nessuno ha inteso rinnovare né si è previsto di individuare altre modalità di gestione o affidamento dei servizi. Il risultato è che i servizi sono fermi e che oltre duemila persone, soprattutto anziani e disabili, sono oggi privati di un servizio essenziale e, con loro, quasi 200 operatori senza lavoro. Rischiano la chiusura ormai anche le comunità terapeutiche per tossicodipendenti che, seppure regolarmente accreditate e contrattualizzate, non sono pagate da maggio 2018(oltre un anno di ritardo). Ciò che lascia sconcertati è il motivo del ritardo: pare non vi sia chi materialmente si possa occupare di liquidare le fatture. Incredibile ma vero! Ecco che esperienze nate oltre venticinque anni fa dalla sensibilità del Terzo Settore reggino, che hanno da sempre rappresentato un fiore all’occhiello della sanità reggina, rischiano la chiusura per la colpevole inerzia di alcuni burocrati.
Oltre 150 persone con dipendenza d’abuso rischiano di tornare in mezzo alla strada e, con loro, oltre 70 operatori e le loro famiglie. Stesso discorso, se non addirittura peggio, per le strutture psichiatriche, che sono tenute in uno stato di incertezza ormai da anni e che hanno già comunicato che a breve saranno costrette a chiudere battenti. Strutture che ancora ad oggi non sono state pagate per le prestazioni rese, nonostante la stessa Regione Calabria abbia sollecitato i Commissari dell’ASP. Ulteriore risultato: oltre 200 pazienti psichiatrici rischiano di essere dimessi o sballottati come pacchi postali in altre strutture, ed oltre 100 operatori di rimanere senza lavoro. Avremmo voluto porre tutte queste questioni ai Commissari dell’ASP n.5 per tentare di trovare insieme le soluzioni, nello spirito di collaborazione che ha sempre contraddistinto la nostra azione. Avremmo voluto chiedere loro, a proposito di legalità, se ritengono che la situazione attuale garantisca il primario diritto alla salute dei cittadini e se ritengono che la gestione dell’Azienda debba o no procedere come è normale e giusto che sia. Ma nonostante le innumerevoli richieste non hanno mai ritenuto di darci udienza. Ecco perché abbiamo deciso, nostro malgrado, di dichiarare unitariamente lo stato di agitazione e convocare questa Assemblea Pubblica, per discutere insieme e stabilire le prossime azioni da portare avanti nel superiore interesse dei cittadini reggini.
(nella foto: Pensabene e Squillaci)