Sono giovanissimi e stanno per affrontare il loro primo voto, ma sanno già cosa vogliono…e cosa non desiderano affatto. In uno degli incontri della Europe Direct Calabria&Europa, associazione Eurokom, allo Zanotti-Bianco di Marina di Gioiosa Ionica, un folto numero di ragazzi, davanti alla campagna di sensibilizzazione alla partecipazione al voto del prossimo maggio che rinnoverà il Parlamento europeo, hanno partecipato attivamente al dibattito, si sono fatti un’idea chiara di cosa è l’Unione europea, di come si sta muovendo. Concentrati sulle questioni delle migrazioni, sollecitati dalla delicatezza del tema e dalla grande battaglia mediatica nata intorno, hanno individuato i cosiddetti elementi di forza e quelli di debolezza di una Unione che amano ma che dovrebbe , secondo loro, lavorare su alcuni elementi chiave.
La voce dei ragazzi è sempre stata valutata con grande attenzione dalle istituzioni comunitarie, si tratta d’altronde di ascoltare la voce del futuro dell’Europa.
E se la Brexit ha insegnato che la mancata partecipazione dei giovani al voto può portare a conseguenze importanti e decisive, altrettanto occorre guardare con attenzione alla partecipazione di quei giovani che, all’affacciarsi dei nazionalismi più feroci, può cambiare o difendere l’intero assetto comunitario.
Sono rimasta comunque stupita dall’analisi dei ragazzi che, fondamentalmente, individuano proprio nel lavoro di identità europea il limite dell’Unione stessa. Chiedono che gli Stati si considerino Unione, che non si limitino ad avere una identità unitaria e interna da spendere poi in una identità altra che è l’Europa. Chiedono più unione, l’unione che in una sola identità di popolazione europea, permetterebbe di avere una voce più forte.
Prima un popolo europeo rispetto ad una unione di Stati, dopo tanti anni di evoluzione del pensiero europeo, dopo la diatriba, prima un popolo europeo o una istituzione europea, ecco la risposta.
Vogliamo ascoltare i ragazzi per una volta?
Raffaella Rinaldis