Solo sette Centri Antiviolenza e due case rifugio in tutta la Calabria, un numero esiguo, troppo basso per le esigenze della popolazione femminile accertata quale vittima di violenza. Con questo dato l’Osservatorio regionale sulla violenza di genere, coordinato da Mario Nasone, chiude il suo primo anno di attività. Un documento che verrà inviato al Consiglio regionale e alla Giunta regionale perchè si provveda a diminuire il bacino di utenza di Case e Centri, dagli attuali 140mila ad 80mila, permettendo così a territori come la Locride, completamente sprovvista di servizi, di poter contare su strutture indispensabili per la tutela delle donne vittime di violenza e, come accade nella maggior parte dei casi, dei loro figli. Un documento da tenere in conto prima dell’approvazione del bilancio 2019, per poter provvedere ai finanziamenti delle azioni in contrasto alla violenza di genere, a sostegno di progetti di prevenzione, anche con l’utilizzo di fondi comunitari.
L’Osservatorio vuole però partire dalla base, dal monitoraggio dei casi, dalla raccolta scientifica dei dati, per poter operare nei successivi anni con attenzione e con la possibilità di contare gli eventi, di calcolarne l’aumento o la diminuzione. questo uno degli elementi emersi nel corso delle riunioni e che vedrà le attività del prossimo anno convergere sulla raccolta dei dati.
Di seguito il Comunicato stampa :
Centri anti violenza, Case – rifugio e Prevenzione e formazione. Ecco le tre questioni al centro del documento approvato oggi, dopo un’ampia e partecipata discussione, dall’Osservatorio regionale coordinato da Mario Nasone, a seguito dei lavori della prima Conferenza regionale sulla violenza di genere che si è tenuta il 26 ottobre e alla quale hanno partecipato tutti i soggetti che sulla violenza contro le donne hanno voce in capitolo. Il documento è stato inviato sia al Consiglio che alla Giunta regionale, perché lo esaminino in prossimità dell’approvazione del bilancio di previsione 2019. Per quanto concerne i Centri antiviolenza e le Case rifugio, il documento chiede “di intervenire per garantire la copertura di questi servizi essenziali in tutto il territorio regionale. In atto, i centri autorizzati sono solo sette e le case rifugio due. Si chiede, pertanto, una modifica della legge regionale 20/2017 sui Centri anti violenza, con un abbassamento del bacino d’utenza a 80.000 abitanti (a fronte degli attuali 140.00) ed, in particolare, l’attivazione dei servizi nei territori della Locride, della Piana di Gioia Tauro, dell’ Area Ionica, delle province di Cosenza e Crotone in atto sprovvisti di questi importanti presidi”. Nello specifico delle Case rifugio, a fronte della presenza, al momento in Calabria, di solo due strutture del genere (Reggio e Catanzaro), il documento propone l’apertura di almeno altre tre Case rifugio nelle province di Cosenza, Crotone e Vibo Valentia. Sul piano normativo, ad avviso dell’Osservatorio, sono necessari: a) un Regolamento per l’accreditamento delle Case rifugio; b) una procedura di pubblicazione del Regolamento con linee guida chiare; c) finanziamenti certi per permettere una programmazione a lungo termine”. Sulla terza questione, la prevenzione e la formazione del personale, altrettanto cruciale nel contrasto alla violenza di genere, il documento, constata (e chiede che si intervenga per superare le criticità) “che al momento il binomio prevenzione – formazione è a carico dei Centri anti violenza e che i relativi finanziamenti regionali sono inadeguati. La formazione, in atto ridotta – è scritto nel testo varato dall’Osservatorio – va garantita a tutti gli attori coinvolti, prevedendo un aumento dei momenti formativi per ogni soggetto che opera nei servizi di pronta accoglienza per le donne che subiscono violenza (forze dell’ordine, pronto soccorso, servizi sociali, associazioni e parrochie)”. Infine, il documento chiede che si preveda “nel bilancio regionale una voce specifica sulla violenza di genere, implementando in modo consistente i relativi finanziamenti, dato che al momento sono previsti soltanto 400.000 euro per tutti gli interventi. Inoltre, si chiede che siano utilizzati anche per questa materia i fondi comunitari”. L’Osservatorio regionale sulla violenza di genere, frattanto, “si è attivato per un lavoro di monitoraggio per ottenere un sistema di rilevazione dei casi di violenza standardizzato, coordinato e condiviso fra tutte le organizzazioni, in grado di generare flussi strutturati di informazione che potranno essere fruibili a livello nazionale e locale per le finalità proprie degli attori politici e sociali coinvolti”.