Ci sono tante ragioni che ci spingono a dire che il decreto sicurezza varato dal Governo su proposta del Viminale rappresenti uno schiaffo al diritto e l’ennesima arma di distrazione di massa messa in campo da Lega e 5stelle. Colpisce, innanzitutto sul piano formale, che un decreto abbia ad oggetto un’accozzaglia di argomenti: dal taser in dotazione alle forze dell’ordine al noleggio dei furgoni, all’immigrazione. E’ regola principe per ogni legislatore che la norma debba essere chiara ed abbia per oggetto un argomento e non varie ed eventuali.
Ma andiamo nel merito, assistiamo senza parole alla sovversione del concetto della protezione umanitaria, da ieri considerata dal Governo un’emergenza nazionale, con il pericoloso automatismo in base al quale tutti gli stranieri sono dediti a commettere crimini. Come se non bastasse, ecco ritrovare tra le trenta paginette del decreto “di tutto di più” la parte dedicata alla lotta alle mafie, declinata però nel peggior modo possibile. Si prevede, infatti, che di fronte a un bene confiscato ma non riutilizzato da un ente pubblico, il bene possa essere acquistato all’asta dai privati. Invece, dunque, di irrobustire la capacità economica delle amministrazioni territoriali, notoriamente alle prese con bilanci molto stretti, si fa un bel favore alla criminalità organizzata, che dovrà solo reperire un prestanome per recuperare il bene sottratto dallo Stato. Ciò che esce dalla porta, dunque, rientra comodamente dalla finestra.
Ernesto Magorno, senatore Pd