Il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto, l’assessore alla Cultura della Regione Maria Teresa Corigliano e il consigliere Giuseppe Giudiceandrea hanno presentato al Salone Internazionale del Libro di Torino “L’Ape furibonda” (Rubbettino editore, prefazione di Susanna Camusso, leader della Cgil, scritto da Claudio Cavaliere, Bruno Gemelli e Romano Pitaro). Ha introdotto la conversazione Isabella Bossi Fedrigotti, scrittrice (premio Campiello con “Di buona famiglia”) e giornalista del Corriere della Sera. “L’obiettivo del libro – hanno detto gli autori – è di segnalare che la Calabria ha una storia plurimillenaria e non solo tantissima cronaca. La storia calabrese spesso è schiacciata dalla cronaca. Abbiamo provato a colmare l’apparente vuoto di storia con il pieno di queste undici storie di donne che dimostrano non solo di quanti ‘spiriti forti’ sia costellata la storia calabrese, ma anche il contributo poderoso dato dalla regione alla costruzione della democrazia italiana”. Isabella Bossi Fedrigotti ha detto: “Gli autori del libro hanno fatto un’operazione di archeologia umana. C’è il recupero di pezzi sparsi di storie, che finalmente vengono tolte dall’oblio. E’ un libro colto, informato e pieno di pietas per la Calabria”. Si è soffermata sulle anomalie della nascita dell’Unità d’Italia e citato la lettera (settembre 1868) riportata nel libro (a proposito di “Ciccilla”, la brigantessa che terrorizzò l’Italia) che Garibaldi, ritiratosi a Caprera, scrive a donna Adelaide Cairoli: “Ho la coscienza di non avere fatto male; nonostante non rifarei oggi la via dell’Italia meridionale, temendo di esservi preso a sassate da popoli che mi tengono complice della spregevole genìa che disgraziatamente regge l’Italia e che seminò l’odio e lo squallore là dove noi avevamo gettato le fondamenta di un avvenire italiano sognato dai buoni di tutte le generazioni e miracolosamente iniziato”. Ancora: “Questo è un libro che appassiona. Attraverso la storia di queste donne, operaie, contadine, professioniste, sportive, partigiane, nobili un po’ folli, si racconta la storia della Calabria, le sue ricchezze, le durezze del tempo. Alla fine della lettura di questo libro, non si dirà più che si stava meglio quando si stava peggio, perché a quei tempi si stava infinitamente peggio”. La scrittrice è stata colpita dalle storie di Giuditta Levato, “che affronta con coraggio i prepotenti” e dalla disperazione sociale degli Anni 40 e 50 in Calabria; dalla vita intensa di Rita Pisano, “impegnata in politica, ma quando rientrava in casa, madre di sei figli, si metteva ai fornelli” e dalla vicenda pirandelliana di Rosa Graziano. Sul titolo: “Rende bene il ronzio delle api che sembra aggressivo, però solo per chi merita d’essere aggredito da un’ape”. Il presidente Nicola Irto, si è complimentato con agli autori “per l’importane lavoro che evidenzia efficacemente, con un taglio al femminile, non soltanto undici storie, ma anche il decennio delle lotte per le terre che ha segnato in positivo la democrazia calabrese. Gli autori hanno fatto una scelta lungimirante, che non racconta solo storie di donne, ma uno spaccato importante della storia della Calabria che non si capirebbe, se non ricordassimo le lotte contadine per la terra. C’è un filo rosso che lega tutte le storie. Qualche settimana fa, abbiamo ricordato a Bagnara Calabra Rosario Villari, lo storico calabrese, grande intellettuale e grande europeista, la cui produzione parte proprio dalle lotte contadine della nostra terra. Per non dimenticare quelle lotte, il Consiglio regionale ha intitolato una delle sue più belle aule a Giuditta Levato e di recente la Sala Stampa dell’Assemblea a Rita Pisano, la straordinaria sindaca per un ventennio di Pedace ritratta nel 1949 da Pablo Picasso. Venerdì prossimo – ha annunciato Irto – discuteremo del libro in Consiglio proprio nell’aula Levato e ascolteremo la ballata ‘Bella Giuditta’ della cantastorie Francesca Prestia”. E’ intervenuto il consigliere regionale Giuseppe Gidiceandra che, a proposito di Rita Pisano, “la jeune fille de Calabre” (è il titolo del ritratto di Pablo Picasso) ha detto: “Era mia madre!” Di seguito: “Complimenti agli autori e all’editore che hanno saputo dare un segno bellissimo, in linea con l’impegno politico che stiamo dispiegando col presidente Irto da tre anni e mezzo nella direzione del rinnovamento: abbattere i luoghi comuni. Lo stiamo facendo, nonostante le tante difficoltà: la Calabria ha una Giunta regionale a maggioranza femminile e questo è un altro segno di cambiamento, benché molti preferiscano dipingerla con stereotipi logori e irrealistici. Le undici donne del libro sono lo specchio delle donne calabresi da sempre, coraggiose e lontane dai ricorrenti luoghi comuni”. L’assessore Corigliano si è congratulata con gli autori (“E’ stata una lettura appassionante”): “I temi fondamentalmente sono due: il coraggio delle donne (“alle donne viene chiesto di essere coraggiose anzitutto biologicamente, per il fatto di diventare madri”) e il rapporto tra micro e macro storia. Le donne del libro sono state decise nell’impegnarsi per migliorare la qualità della vita per tutti e l’hanno fatto a volte fino al sacrificio della vita nella speranza di un futuro migliore”. Sulla violenza contro le donne: “Sono troppe le vittime sul campo, ma vale la pena ricordare che il Governo Gentiloni ha raggiunto un obiettivo importante con la legge di tutela degli orfani di femmincidio”. Ancora: “Il libro indaga la storia della nostra terra attraverso le vite delle undici donne e porta alla superficie i collegamenti fra quanto accaduto da noi e il resto del Paese. I fatti di Melissa, Pedace con Rita Pisano, la partigiana Giuseppina Russo e tutte le altre, ma anche il valore della democrazia a fronte degli orrori del fascismo, e le conquiste sociali che non vanno date mai per scontato perché sono l’esito dell’impegno tante donne e uomini, sono argomenti da conoscere e approfondire. Anche – ha sottolineato – per respingere forme di revisionismo storico a volte vergognose. Credo che bisognerebbe diffondere il libro nelle scuole, per farlo leggere ai ragazzi, perché dalla lettura di casi concreti e vissuti s’impara meglio la storia e si capiscono molto meglio i processi storici e sociali del paese e dell’Europa”.
Presentato al Salone del Libro 2018 “L’ape Furibonda” un lavoro di archeologia umana.
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