Le Muse

 

 

 

 

 

 

Il presidente “Muse” Livoti e da sinistra Fraschini – Timpano – Abenavoli – Polimeni  

 

Le Muse il Laboratorio delle Arti e delle Lettere di Reggio Calabria continua la sua programmazione domenicale e con “Cunti e Storie tra musica, cinema e… tradizioni  popolari” esamina i vari generi che dalla fine del 1800 a tutto il novecento, hanno caratterizzato e caratterizzano la cultura italiana.

Giuseppe Livoti – presidente Muse in apertura di manifestazione ha ribadito come lo scopo dell’incontro è quello di fare dialogare le varie arti tra di loro cercando di capire come spesso cio’ che vediamo, sentiamo e percepiamo come grandi forme d’arte, in realtà siano frutto di studio, di tradizione e soprattutto  di grandi professionisti che tra Calabria e Sicilia danno visibilità a giovani talentuosi e promettenti artisti.

Un itinerario che per raccontare il cunto, la storia, non poteva non iniziare attraverso l’analisi delle forme collegate al cinema. I cunti al cinema: ovvero, come il racconto popolare, anche unito alla musica, il racconto che narra vicende che riguardano il popolo, anche leggende, favole, fantasy, è stato trasposto al cinema. Un esempio può essere “L’oro di Napoli”, tratto da Marotta, con Totò nei panni del “Pazzariello”, tra il cantastorie e il giullare, una maschera allegra ma venata di malinconia per ciò che nasconde il suo personaggio; o “Carosello Napoletano”, una carrellata di storie, unite proprio dalla figura di un cantastorie. E poi esempi di film che affondano le radici nel neorealismo, la commedia all’italiana, Fellini; ma non c’è solo l’Italia, abbiamo anche esempi oltreoceano, come Chaplin o i film fantasy degli anni ’80. Per finire con un ritorno alla tradizione, quella del Cunto di li cunti, di Basile, rivisitata da “Gatta cenerentola”, pluripremiato film d’animazione, e da “Il racconto dei racconti”, firmato da Matteo Garrone.

Teresa Timpano che a luglio sarà al festival dei due Mondi di Spoleto con il personaggio di “Penelope” già in prima nazionale a Reggio Calabria, ha raccontato la sua passione per il teatro, le scelte e il grande scavo della coscienza che occorre fare per i personaggi scelti. Penelope, la mia Penelope è personaggio carnale forte ed al tempo stesso fragile. Le scelte vengono fatte insieme al regista e Matteo Tarasco che ha scritto i testi, ha studiato 7 autori tra cui anche Omero e ne ha ricavato 24 poemetti per un ruolo da cento sfaccettature. Il personaggio lo costruisco con le emozioni poi conta l’impronta personale, ecco perché non mi ispiro a nessuna attrice come riferimento, ma amo molto la Magnani.

Occorre essere distaccati dalla vita che si ha per Serenella Fraschini soprano, interprete prestigiosa e docente del Conservatorio di Musica “Cilea”: costruire quello che si è in scena  lo puoi fare, solo se hai la forza ed il dinamismo per cambiare pelle. La Fraschini reduce dall’estero per motivi di lavoro ha messo in evidenza i suoi inizi, l’aver sostituito all’età di 24 anni la Ricciarelli al teatro greco di Taormina ed anche l’avere calcato importanti palcoscenici, poiché se non vi è esperienza non si puo’ comunicare alle nuove generazioni. Oggi sbagliano – dice la Fraschini -, i giovani che vanno a lezione da piu’ maestri, ognuno di noi ha delle caratteristiche e piu’ maestri non danno continuità al lavoro. Altro elemento importante è quello dei ruoli, ci vuole maturità ed anche senso di appartenenza per intepretare personaggi per esempio come Mimi’ o Musetta nella Boheme e personamente prediliggo ruoli sempre animati da profondo pathos, dolore e sofferenza. Nel palco si diventa diverse ed occorre pero’ aspettare prima di fare incontri con il grande pubblico, la nostra città manca di grande occasioni e così siamo sempre alla ricerca di spazi che possano presentare alla collettività ed a grandi platee i nostri vivai, non dimenticando che tra i giovani calabresi delle ultime generazioni  sono usciti Katia Riotto, Giuseppe De Stefano o Vincenzo Nizzardo solo per citarne alcuni.

Con un collegamento telefonico anche la partecipazione di Maria Pia Cristaldi – artista del carretto catanese e come artista vivente, facente parte del patrimonio Unesco. Siamo poche ormai, ma un ruolo al femminile il nostro che ha dato da sempre il senso della storia dei cunti siciliani. Dipingiamo portelle e masciddari dei carretti divenuti veri e propri oggetti d’arte ma un tempo veri e propri mezzi di locomozione con il senso del decoro. Un lavoro per la Cristaldi in estinsione, sta scomparendo, siamo pochissimi ma ultimamente, vi è un grande recupero e senso di appartenenza e proprio per questo ho rappresentanto la Sicilia all’Expo di Milano nel 2015, conversando con un pubblico internazionale del carretto dipinto e storie tipiche della mitologia siciliana.

Tutti i vari ospiti del salotto delle Muse sono stati concordi nell’affermare che oggi, le nuove generazioni dovrebbero affidarsi a professionisti del settore e soprattutto nel campo della musica e del teatro, dubitare sempre di corsi privati e non istituzionali: sono scelte professionali queste molto lunghe che se prive di costanza, forza, tenacia ed anche adeguate condizioni economiche, non si possono affrontare e dunque sostenere. Ma il Sud in questo, ha centri di formazione adeguati e di livello.