Sembra ovvio, scontato, quasi ridicolo ma non lo è. Sembra che chi sa fare della comunicazione e della informazione (la seconda quale parte vivace della prima), non abbia problemi a divulgare le proprie attività, a parlare dei problemi della categoria, eppure non è così. Insomma, dopo 42 anni di vita dell’Ordine dei giornalisti della Calabria, per la prima volta, una lista di colleghi si fa avanti e crea un gruppo, con delle facce, dei nomi, delle idee. Non che prima di oggi non ci sia stato chi si è fatto avanti, chi ha lavorato per il bene della categoria, ma dopo due sole presidenze in questi anni, dopo una evoluzione della stessa professione, sembrava ovvio che la strada fosse già cambiata, ma così non è stato. Attenzione, la professione in Calabria è davvero cambiata. Quando ho cominciato a scrivere, venti anni fa, eravamo davvero i cosiddetti “quattro gatti”. Buttata a fare la cronaca nera e giudiziaria a vent’anni i miei colleghi erano due signori che già allora avevano una certa età. Le risatine erano il sottofondo della mia presenza nei luoghi di omicidi (la guerra Cordì-Cataldo a Locri) e nelle aule del tribunale per i processi della faide della Locride. A farmi prendere sul serio ce ne voleva davvero e l’offerta di informazione si limitava a due testate e una tv. Diventava giornalista chi correva come un matto, spendendo per inviare i pezzi più di quanto il giornale li pagasse. Diffusosi internet e aumentata l’offerta di informazione il panorama si è evoluto. Le cose sono cambiate, per fortuna; tanti, tantissimi, troppi giovani colleghi si ritrovano oggi a correre sperando in un lavoro, uno stipendio. Moltissimi sono quelli che sperano invano, alcuni lasciano stare e fanno altro, c’è chi si organizza e si inventa qualcosa e, alla fine, c’è chi prende questa nobile professione e la accartoccia come carta straccia, la offende, la sporca e la butta a terra, vendendola al miglior offerente. Ecco, la pluralità, l’impegno, la partecipazione fanno ben sperare per questo motivo. Quando ci metti la faccia, prendi impegni con i colleghi, giochi la tua credibilità apertamente, allora ne devi rispondere e forse qualcosa di buono ne uscirà. Comunque vadano le elezioni del 1 ottobre il giornalismo calabrese ha fatto un ottimo passo avanti. E’ un momento cruciale. La nostra è una categoria che deve davvero cambiare, togliere le erbacce e garantire chi lavora, dobbiamo lavorare bene sugli strumenti che usiamo e su come li utilizziamo, dobbiamo avere prima del nostro pubblico, il senso della dignità dell’esercitare la nostra professione, senza venderci, cercare la notizia facile, sottovalutare il lettore o telespettatore imbonendolo con notizie facili. Non è arrivando prima che facciamo bene il nostro lavoro, è facendolo bene, dando le notizie in modo giusto e non sensazionalistico, per un sensazionalismo fine a se stesso. Esiste ancora quella norma del codice civile che vieta gli strilloni? Ecco, ricordiamocelo.
I giornalisti calabresi. Eppur (qualcosa) si muove
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