PASSI
di
Rossella Scherl
Una donna che aveva trascorso molti, troppi anni della sua vita ad autocommiserarsi, prigioniera tra mura dove il sole entrava quasi mai, in un giorno qualunque, smise di guardare in giù e alzò gli occhi. Vide, davanti a sé, il tempo del domani, e ne ebbe paura: la strada si accorciava, a dispetto della sua immobilità. Allora, con grande fatica, provò a muovere un piede. Passarono mesi prima che riuscisse a muovere anche l’altro ma, appena il primo passo furono due, l’anca collaborò. Quando furono quattro, anche le braccia presero ad oscillare per dare il loro contributo. La dinamo si mise in moto. Arrivò energia nei centri sonnolenti. Tutto si risvegliò a ritmo di parole che prendevano forma di frasi. Le frasi iniziarono a cercarsi e diventarono periodi. I periodi si legarono tra loro e divennero paragrafi. Un paragrafo dietro l’altro nacque la prima pagina. La seguirono altre, con i numeri pari e dispari. Quando raggiunsero le due cifre, l’uno della solitudine e lo zero del vuoto divennero la formula magica che dava consistenza ai sogni. La mano diventò sempre più svelta a stare dietro ai pensieri e le nuvole distillavano in inchiostro di china, per vergare pagine bianche che non facevano più paura. Pagine dove regnava il disordine senza dover dar conto a nessuno. Dove macchie di grammatica se la ridevano del professore di lettere, che la donna aveva avuto al tempo delle medie. Avesse letto, gli si sarebbe disintegrata tra le mani la matita rossa e blu, di quelle grosse della Fila Contabile, che teneva sempre ben temperata a stiletto, per far fuori alzate di testa dell’analisi logica con la complicità di subordinate ribelli alla principale. Crepa!
E alla donna tornò il sorriso. Dopo aver covato nel ventre, attraversato i polmoni, ossigenando ogni singola cellula con cambio di prospettiva, le arrivò alle labbra. Le linee del corpo, insaccate in abiti scuri, ritrovarono il piacere dei tessuti colorati. I capelli, da ingombro raccolto sulla nuca, tornarono ad essere cornice morbida e lucida. Le ciglia si allungarono, senza più bisogno del mascara, e aiutavano gli occhi a filmare con la luce giusta.
In principio, le fu difficile riconoscersi guardandosi negli altri. Imparò a farlo, leggendo quello che scriveva.