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Lo spettacolo rappresentato in questi giorni al Senato, dove si sta discutendo il disegno di legge sulle unioni civili, è lo specchio fedele di una società litigiosa che rifiuta il confronto al fine di imporre il volere di maggioranze variabili su temi che riguardano la condizione umana.
La politica italiana, mai così subalterna all’Unione Europea, pur di copiare quanto avviene in altri paesi del Vecchio continente mette a dura prova le nostre radici socio-culturali e religiose. Gli effetti della mondializzazione si stanno ripercuotendo anche qui da noi agevolando il cambiamento. Ed in virtù di queste trasformazioni, che ci consentono di essere protagonisti nell’ambito delle società avanzate, è giusto riconosce nuovi diritti che fino a qualche anno fa erano impensabili finanche in uno stato laico come l’Italia, chiamato a fare i conti con certi residui della tradizione religiosa. La legislazione italiana è una delle più avanzate al mondo ed oggi riconoscere un diritto a coppie dello stesso elimina un altro ostacolo sul cammino dell’uguaglianza di tutti i cittadini.
Ma non si può, assolutamente, creare un conflitto tra diritto positivo e diritto naturale. Ed è quello che, purtroppo, sta avvenendo in Senato con una maggioranza che sembra non voglia tenere conto di quanti, pur favorevoli all’approvazione della legge, chiedono un confronto per apportare correzioni al testo del decreto di legge Cirinnà, al fine di tracciare una netta demarcazione tra unioni civili e famiglia tradizionale.
Quest’ultima, in Italia, nell’ultimo secolo ha subito grandi trasformazioni con il passaggio dalla famiglia patriarcale a quella nucleare, fino all’odierna famiglia tecnologica. Evoluzione che ha cambiato il suo modo di essere, ma non l’ha snaturata con la sostituzione della mamma e del papà con figure nono sesso. La famiglia tradizionale non è un modello superato. E su questo Papa Francesco – che sta guidando la Chiesa verso un’ evangelizzazione in sintonia con i cambiamenti della società – lo ha detto chiaramente nel corso della sua visita in Messico. Per il Pontefice, “Oggi, vediamo e viviamo su diversi fronti come la famiglia venga indebolita e messa in discussione. Come si crede che essa sia un modello ormai superato e incapace di trovare posto all’interno delle nostre società che, sotto il pretesto della modernità, sempre più favoriscono un sistema basato sul modello dell’isolamento”. La famiglia è basata sull’amore e sull’unione di persone di sesso diverso, uomo e donna, e da questa unione naturale avviene il concepimento e la nascita dei figli.
Due figure che, pur nel sacrificio quotidiano, sono importantissime per la formazione socio-pedagogica della prole che rappresenta il ricambio generazionale di un Paese. “Preferisco una famiglia – sono sempre parole di Papa Francesco –con la faccia stanca per i sacrifici ai volti imbellettati che non sanno di tenerezza e compassione”.
E la famiglia tradizionale ci riporta alle nostre radici cristiane che nessuna postmodernità sarà in grado di recidere, di sfilacciare. E siamo d’accordo con l’arcivescovo metropolita, mons. Giuseppe Fiorini Morosini il quale, con una sua lettera, si è rivolto ai giovani della nostra diocesi per comunicare loro l’importanza della famiglia cristiana. Padre e madre non possono essere surrogati con altre figure o diventare genitori affittando l’utero di una donna che concepisce non per amore, ma per soldi. Mettere al mondo dei figli, diventa una pratica dell’attuale società consumistica in cui tutto è trasformato in merce. Anche le adozioni a persone dello stesso sesso snaturano l’essenza della famiglia e provocano danni relazionali rispetto a chi cresce con la presenza del papà e della mamma.