Il Forum Disuguaglianze Diversità in piena emergenza Covid 19 ha messo in campo tutte le energie della sua rete per affrontare gli effetti più forti della pandemia, quelli sociali. In questi giorni ha quindi lavorato, insieme a Marco Rossi Doria ed altri esperti sul mondo della scuola e sugli effetti che la crisi pandemica ha già generato. Il Covid-19 pone tutto il mondo dell’educare, non solo la scuola, di fronte a una biforcazione. O si va verso una crescita delle disuguaglianze educative, della povertà educativa, del fallimento formativo, oppure vi è una vera inversione di tendenza che ci porta verso una scuola nuova, ad un tempo aperta, egualitaria e rigorosa, dove si impara meglio, entro la prospettiva di comunità educanti larghe e evolute.
Con questa premessa il Forum DD ha lavorato ad una serie di proposte per una nuova visione della scuola, si più aperta ma anche più inclusiva delle realtà che possono gravitare intorno alla stessa e che diventano più importanti per abbattere gli effetti negativi come la dispersione scolastica, la povertà educativa, il rischio di isolamento di molti studenti.
La voce dal Forum è molto forte: La crisi che stiamo vivendo è la più grande crisi educativa planetaria che si ricordi. 1 miliardo 650 milioni di bambini/e e ragazzi/e del mondo sono ancora fuori scuola e confinati a casa o con mobilità limitata. In Italia sono 9,8 milioni, il 16,8% della popolazione. Come genitori/trici, docenti, zii/e, nonni/e, cittadini/e ci troviamo – con un profondo senso di spaesamento – costretti tra due urgenze, tra due diritti, ancor più in questi giorni di “preoccupata riapertura”, quello di salvaguardare la salute e al tempo stesso ripristinare i diritti inalienabili dei bambini/e e dei ragazzi/e alla scuola e alla socialità.
Nel gran parlare di salute ed economia, ci sembra che siano rimosse la crisi educativa e sociale. Eppure il numero dei e delle minori di 18 anni che già prima si trovavano in condizioni di povertà, o di disabilità, o di bisogni educativi speciali è molto alto e questi giovani cittadini e cittadine rischiano, in questo contesto, di vedere i loro diritti ancora più negati.
Con la crisi del Covid-19 aumentano molto rapidamente i divari – che erano in crescita già prima della crisi dovuta alla pandemia – tra bambini/e e tra ragazzi/e poveri e non poveri, italiani e stranieri e che vivono in aree più protette e meno protette, tra scuole, tra chi è connesso e chi no. Cresce l’impoverimento delle persone e si stanno già accentuando le disuguaglianze di genere scaricando ogni funzione di cura sulle donne, lavoratrici e non, donne già colpite dalla crisi economica.
Al tempo stesso, questo momento eccezionale apre l’opportunità di una scuola diversa in cui le materie si mescolano tra di loro, emozioni e ragionamenti si fondono, cronaca e saperi disciplinari prendono corpo in flusso di notizie, pensieri, opinioni, dibattiti e informazione, mediato dall’uso della tecnologia e basato sulla cura della relazione educativa. Tutti elementi che rappresentano un’opportunità di sperimentare e aprire una nuova stagione di impegno per la scuola inclusiva, innovata, rigorosa.
Ed è sempre più evidente quanto siano necessari per la realizzazione di questo progetto comunità educanti larghe e composte da diversi che si riconoscano tra loro e cooperino in un “grande alleanza civile e politica per la ri-apertura” da zero a 18 anni tra scuola e fuori scuola, genitori e docenti, comuni e soggetti del privato sociale e della cittadinanza attiva.
Il lavoro istituzionale
Il lavoro della Commissione per la riapertura istituita presso il Ministero dell’Istruzione – con la quale il Forum Disuguaglianze Diversità ha avuto una prima occasione di confronto – va guardato con attenzione perché inizia a registrare il carattere “non meramente tecnico” delle risposte che vanno date per cambiare la scuola e combattere le inuguaglianze. Sono, infatti, al centro delle audizioni da essa organizzate il bisogno di luoghi di apprendimento non solo sicuri al fine della lotta al contagio ma nuovi come concezione, a scuola e fuori scuola, una didattica motivante e attiva, la lotta all’esclusione di troppi, la prospettiva di patti territoriali, l’evidente bisogno di ingenti risorse e di un rilancio dell’autonomia scolastica.
È importante che anche nelle istituzioni si pensi all’anno scolastico 2020-2021 e all’estate che lo precede come a “un anno costituente”[1] entro un lungo periodo di ricostruzione e innovazione, ad esempio sulle forme miste di apprendimento e l’utilizzo di educatori e figure di facilitazione e prossimità a fianco alle scuole e alle famiglie.
Non si tratta solo di attuare l’articolo 3 della Costituzione. L’attenzione educativa alla parte più fragile della società promette enormi vantaggi di “interesse generale” e di costruzione, in termini anche simbolici, di un orizzonte fondato sulla speranza, sostenendo l’attivazione sociale che è il primo fattore capace di promuovere sviluppo economico, dando priorità alla parità di genere, favorendo la coesione sociale, aiutando la funzione educativa genitoriale e comunitaria, permettendo di prevenire/trattare i potenziali conflitti tra poveri, italiani/stranieri e stranieri/stranieri, contrastando i pericoli di sviluppo dell’economia criminale e del controllo delle mafie nei territori dell’esclusione sociale, non solo nel Sud.