Intelligence, Il Presidente dell’ANVUR Antonio Uricchio al Master dell’Universitá della Calabria: controlli ambientali e finanziari emergenze da affrontare e prevenire. Indispensabile valorizzare le informazioni dei satelliti. Possibile presto una guerra satellitare?
Rende (16.1.2020) – “I controlli ambientali e finanziari sono delle emergenze da affrontare e prevenire anche attraverso l’intelligence, valorizzando le informazioni provenienti dai satelliti“. È questa la sintesi della lezione che il presidente dell’ANVUR Antonio Uricchio, Rettore dell’Università di Bari fino a qualche mese fa, ha tenuto al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri. Uricchio ha esordito affermando che “l’intelligence da fenomeno militare e geopolitico potrebbe oggi assume grande rilevanza anche negli ambiti ambientali e finanziari, dove si orientano anche le attività criminali“. Ha quindi evidenziato come in orbita attorno alla terra vi siano attualmente circa 50 mila satelliti che acquisiscono informazioni, la maggior parte delle quali non vengono utilizzate. ”
“Grazie all’intelligenza artificiale – ha ribadito – la possibilità di acquisire informazioni oggi sono diffuse e infinite, utilizzando sensori collegati a internet delle cose, satelliti, Rete e Big Data. E attraverso una corretta e tempestiva analisi di queste informazioni possiamo capire come sta cambiando il mondo“. Si è quindi soffermato sull’utilizzo dell’intelligence satellitare a livello ambientale che può essere utilizzata per verificare i cambiamenti climatici attraverso l’uso del suolo, il controllo delle foreste, la propagazione degli incendi, i tassi di inquinamento. Uricchio ha poi ricordato come ci siano tre tipologie di satelliti: pubblici, spesso di uso militare; privati, limitati solo per specifiche attività; illeciti o che battono bandiera ombra, che non vengono dichiarati per diverse motivazioni. Esistono comunque – ha detto – il programma Sentinel 1 che controlla la correttezza delle procedure dei satelliti immessi nello spazio e controlli sulle aziende che producono satelliti. Occorrono però regolamentazioni più cogenti poiché al momento lo spazio, al pari dell’aerospazio e del cyber, è in gran parte una terra di nessuno. Questi ambiti – secondo il Presidente dell’ANVUR – offrono invece incredibili possibilità di sviluppo economico e la chiave di volta è appunto l’intelligence, che rappresenta uno strumento privilegiato per raccogliere e sopratutto analizzare le informazioni raccolte nello spazio. Tutto ciò comporta opportunità ma anche rischi e limiti. Per Uricchio, le guerre del passato avvenivano per il controllo dell’acqua o a causa dei cambiamenti climatici, come le invasioni barbariche. Ha quindi affermato che “Oggi c’è bisogno di ricerca, consapevolezza e sopratutto regole, poiché sono indispensabili accordi internazionali che si presentano però particolarmente difficili. Si potrebbe, infatti, presto profilare anche una guerra satellitare per il controllo delle informazioni”. Uricchio ha allora evidenziato “l’importanza di politiche sull’utilizzo strategico delle informazioni per garantire la sicurezza, i beni comuni e l’ambiente. A questo riguardo, sarebbe necessaria un’alleanza a livello nazionale tra mondo della ricerca, realtà industriali, forze armate e intelligence istituzionale poiché si profila un contesto in cui ci saranno satelliti sempre più numerosi, piccoli e potenti. E l’Italia può svolgere un ruolo non secondario nel contesto globale”. Il docente ha poi affrontato il tema dei controlli fiscali, soffermandosi in particolare sul riciclaggio, che per essere contrastato necessita di una forte azione sia delle forze di polizia che dell’intelligence. Purtroppo – ha affermato – l’intelligence finanziaria non è molto efficace poichè ci sono segnalazioni limitate (circa 80.000 all’anno su quasi 60 milioni di abitanti), solo l’1 per cento di queste informazioni vengono utilizzate e soltanto un quarto dei reati di riciclaggio vengono individuati tramite queste segnalazioni. Inoltre, l’obbligo della segnalazione viene previsto per legge in capo a chi partecipa alle stesse operazioni, come professionisti e banche e dopo trent’anni occorre constatare che il sistema funziona poco. E questo – ha evidenziato Uricchio – perché la qualità delle informazioni è scadente in quanto chi deve segnalare mette in rilievo spesso dati inutili non facendo emergere dati utili, fornendo informazioni incomplete, superate, frammentarie. Inoltre queste informazioni spesso rimangono circoscritte nell’ambito finanziario, non venendo invece utilizzate in modo più pieno. E questa – per Uricchio – è una responsabilità del sistema finanziario e professionale italiano. Occorrerebbe, secondo il Presidente dell’ANVUR, creare dei sensori estranei alle parti che compiono operazioni a rischio di riciclaggio. Quindi può essere utile un’allerta preventiva che l’attività di intelligence può validamente assicurare, valorizzando anche la straordinaria possibilità predittiva dei Big Data. In definitiva, Uricchio ha concluso definendo l’intelligence finanziaria come la capacità di acquisire e analizzare i dati finanziari per contrastare criminalità e terrorismo. In questo quadro la figura del data scientist può rivestire una straordinaria rilevanza, poiché integrando discipline diverse mette in discussione la rigida suddivisione settoriale delle discipline dimostrando la necessaria ricomposizione dei saperi.
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